Legge di Bilancio 2021: le proposte ANCE su Superbonus 110%, opere pubbliche ed edilizia privata

In audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato l'ANCE propone delle soluzioni su Superbonus 110%, opere pubbliche ed edilizia privata

di Redazione tecnica - 27/11/2020

Si pensa ormai al 2021. O meglio, si pensa al triennio 2021-2023 e al disegno di legge "Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023" (DDL 2790/C). La pandemia da coronavirus ha creato una gravissima crisi finanziaria che in Italia, ma in generale in Europa e nel mondo intero, non si vedeva da decenni.

L'Ance, l'Associazione Nazionale Costruttori Edili, ha partecipato in videoconferenza alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato proprio per esaminare, in prima lettura, il nuovo disegno di legge per la ripresa finanziaria del nostro paese. È stato Gabriele Buia, presidente dell'Ance a sottolineare di come questa manovra finanziaria si inserisca in un contesto economico duramente provato dalla seconda ondata della pandemia, come testimoniato da tutti gli indicatori economici.

"Dopo numerosi provvedimenti concentrati sull’emergenza e su misure di carattere assistenziale - spiega il numero uno di Ance - il disegno di legge di bilancio dovrebbe offrire un progetto organico di sviluppo del Paese, in grado di incidere sulla crescita economica già nel 2021". Ma non sono tutte rose e fiori, come sottolineato in riunione dall'Ance. Se è vero che il provvedimento risponde all’obiettivo di offrire il necessario sostegno alle famiglie e ai settori produttivi colpiti dalla crisi, non tratta in alcun modo, un progetto strutturale per la crescita dell’economia italiana. "Eppure - dice Buia - dovrebbe trattarsi di un progetto strutturale che si basi sulla capacità di realizzare nuovi investimenti, unico vero antidoto contro la crisi, per il quale le costruzioni dovrebbero giocano un ruolo strategico per la ripresa dell’economia. Più in generale, una maggiore attenzione deve essere rivolta alla ripartenza dell’economia reale, al sostegno a chi produce ricchezza, piuttosto che a misure assistenziali o ad interventi come il rinnovo contrattuale di chi ha già il posto assicurato. Procedendo in questo modo, il rischio è quello di alimentare gli squilibri sociali e un susseguirsi di ristori su ristori, per i quali aumenta inesorabilmente il debito".

Il rilancio attraverso il superbonus 110%

C'è una soluzione, spiega Buia. Ed è quello di puntare, ancora di più, sul superbonus 110%, "l'unico fino ad oggi - sottolinea il presidente - in grado di produrre effetti importanti sul rilancio dell’economia. Questo incentivo fiscale sta riscontrando molto entusiasmo, sia da parte delle famiglie, sia da parte delle imprese di costruzioni e della filiera collegata, che si stanno attrezzando per far fronte ad una domanda potenziale molto promettente. Già dopo 3 mesi e nonostante le incertezze iniziali sullo strumento (attesa decreti attuativi, ecc), circa il 40% delle imprese che hanno partecipato ad una recente rilevazione Ance, dichiara di avere già nel proprio portafoglio ordini interventi legati al Superbonus, grazie ai quali si prevede, per il prossimo anno, una crescita di fatturato di circa il 10%; una percentuale destinata a crescere in modo esponenziale, insieme ai benefici per l’economia, con la proroga dello strumento".

Ma nel disegno di legge non c'è traccia della proroga del superbonus 110 per cento, che quindi, per il momento, scadrà il 31 dicembre 2021. "Non si comprende come mai questa proroga, che il Governo ha indicato di voler mettere al centro del Recovery Plan italiano - dice Buia - non sia stata inserita nel disegno di legge mentre per altre misure è stato già confermato l’utilizzo delle risorse (20 miliardi di euro nel triennio) del Recovery Fund". Non si tratta di certo di bruscolini. Perché, secondo l'Ance, sul piatto ci sarebbero 6 miliardi l'anno di spesa aggiuntiva legata al Superbonus. Tale investimento genererebbe un effetto totale sull’economia di 21 miliardi di euro, ovvero oltre 1 punto percentuale di Pil ogni anno, e importanti effetti sull’occupazione, con un incremento complessivo di quasi 100.000 posti di lavoro. "La rilevanza dello strumento è stata riconosciuta dalla stessa Europa che ha considerato il potenziamento al 110% dei bonus come strumento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi del Recovery Plan e del Green Deal, nonché come best practice da estendere a tutto il resto dei Paesi dell’Unione", aggiunge Buia.

Scadenza e tempistica

Ma c'è un problema legato proprio al superbonus. La scadenza del 31 dicembre 2021, infatti, non tiene conto della tempistica richiesta dai lavori agevolati che va dall’approvazione degli interventi, alla fase progettuale, dall’esecuzione materiale dei lavori, sino agli accordi in merito alla cessione di medesimi bonus a soggetti terzi o alla possibilità di concordare lo “sconto in fattura” con l’impresa esecutrice. "Senza proroga, il Superbonus 110% rischia di essere fortemente depotenziato e rischiano di non essere realizzati gli investimenti che consentono di raggiungere gli obiettivi più ambiziosi in termini di messa in sicurezza e miglioramento energetico degli edifici", dice Buia che poi ha sottolineato di come ci sia, tra le azioni descritte nel disegno di legge, molta aspettativa sulle risorse europee di Next Generation EU da destinare, nei prossimi anni, ad investimenti e riforme in grado di accrescere il potenziale produttivo del Paese. Oltre alle risorse europee di Next Generation (209 miliardi di euro), nel DDL di bilancio trovano spazio quelle della politica di coesione nazionale ed europea della nuova programmazione 2021-2027 (circa 132 miliardi di euro), e gli ulteriori finanziamenti destinati agli investimenti e alle infrastrutture nella sezione II del DDL (52,8 miliardi di euro).

Risorse per 400 miliardi di euro

Complessivamente l’Italia avrà a disposizione, nei prossimi 15 anni, quasi 400 miliardi di euro. Risorse senza precedenti. "Ma a distanza di mesi, non è ancora chiaro cosa intendiamo fare con questi fondi e come pensiamo di snellire le procedure per cambiare passo nella realizzazione degli investimenti - spiega il presidente di Ance - Le ultime 4 leggi di Bilancio hanno già stanziato quasi 150 miliardi di euro che non siamo ancora riusciti a trasformare in investimenti. Non è pensabile riuscire ad ottenere risultati diversi facendo sempre le stesse cose. Le ulteriori risorse previste dalla Legge di bilancio rappresentano un’occasione unica e irripetibile per l’Italia per realizzare progetti e riforme che consentano all’economia e al sistema imprenditoriale di condurre il Paese nella direzione della modernità, della sostenibilità e della competitività".

Mancano le riforme strutturali, gli strumenti immediati ed efficaci per accelerare la spesa, come chiede l’Europa, e così, dice Buia, "non possiamo riuscire a utilizzarle". E fino ad oggi, questi strumenti non sono stati adottati, neanche con il "DL semplificazioni". "Affinché le misure europee possano concretamente contribuire alla crescita economica è quindi necessario uno sforzo epocale da parte del Governo e di tutte le istituzioni centrali e territoriali finalizzato a rafforzare la capacità tecnica delle amministrazioni - dice Buia - ridurre gli oneri burocratici, ad azzerare i ritardi, ad avere una capacità di programmazione  che eviti la dispersione delle risorse e delle procedure permettendo portare a termine gli interventi entro i termini stabiliti".

Ance e il piano Italia

Lo scorso marzo, proprio l'Ance aveva proposto l’approvazione di un Piano Italia con procedure snelle e immediate di spesa, sul modello di quanto fatto con grande successo nel 2019 e anche quest’anno. "Velocizzare al massimo il passaggio dalle risorse ai cantieri e cioè dalla programmazione degli interventi alla localizzazione e approvazione dei progetti fino alla loro realizzazione, deve essere una priorità - spiega il presidente - Questo obiettivo è ancora più urgente in considerazione del fatto che l’ottenimento dei fondi europei sarà vincolato al raggiungimento di determinati obiettivi intermedi, definiti non in termini di avanzamento della spesa, ma in termini di impatto sulla crescita economica e sull’occupazione. In questo senso è necessaria prima di tutto una governance unitaria, tramite un’unica Cabina di Regia, che possa imprimere una reale accelerazione agli investimenti sostituendo le molteplici strutture già esistenti che non hanno avuto effetti nel rafforzare il processo realizzativo".

E il nuovo Disegno di legge non va di certo in questa direzione. "La scelta di creare un’ulteriore unità di missione presso la Ragioneria Generale dello Stato rischia fortemente di avere come unico risultato quello di aumentare i centri decisionali con competenze spesso sovrapposte tra loro senza alcuna spinta all’efficienza - dice ancora Buia - Per rispettare le tempistiche previste per l’attuazione degli investimenti è quanto mai prioritario intervenire nella fase a monte dell’affidamento dei lavori, dove si concentrano il 70% delle cause di blocco delle opere, prevedendo procedure autorizzatorie semplificate per gli interventi che rientreranno nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza".

Le proposte del'Ance

Se da un lato c'è apprezzamento da parte dell'Ance per alcune singole misure, come la ripartizione immediata tra Ministeri dei 53 miliardi di euro del fondo per gli investimenti, dall'altro c'è una critica alle misure sul fisco, ritenute "troppo timide" rispetto alle esigenze dell’economia, in generale, e del settore delle costruzioni in particolare, ricalcando di fatto un impianto già consolidato in un logica di perenne “proroga di anno in anno”.

Per quanto riguarda infine le disposizioni sul lavoro, come già sottolineato in precedenti audizioni, Ance ha evidenziato la necessità di escludere dalla proroga di divieto di licenziamento il licenziamento per completamento dei lavori di un cantiere (fine cantiere o fine fase lavorativa). E poi Buia ha evidenziato alcune importanti proposte.

Tra queste, dal punto di vista economico-finanziaria, un percorso alternativo alla cessione in blocco di Npl, non performing loans. Dal punto di vista fiscale, una serie di incentivi per la rigenerazione urbana attraverso l’ampliamento dell’applicazione del super-bonus del 110% e la sua estensione a tutto il 2023. Oltre a interventi normativi sul concetto di “grave violazione non definitiva”, ai fini fiscali, per la partecipazione alle gare pubbliche e sulla disciplina concernente il versamento ed i controlli sulle ritenute operate sul reddito dei lavoratori impiegati negli appalti e subappalti.

Sulle opere pubbliche, per Ance, bisognerebbe intervenire sulla disciplina del subappalto e sul sostegno alla liquidità nel settore con il  riconoscimento, tra l’altro, dei maggiori oneri da “emergenza Covid” determinati dalla sottoproduzione del cantiere e dei Sal emergenziali mensili (“emergenziali” e “a regime”). Per rispondere alle esigenze del settore dell'edilizia, vanno esclusi i licenziamenti per fine fase e fine cantiere dal divieto di licenziamento; il superamento delle disposizioni in materia di contratto a termine; il ripristino della riduzione contributiva in misura pari all’11,50% nonché interventi sulla Cassa integrazione guadagni ordinaria.

E sull'edilizia privata, prevedendo una vera e propria Agenda Urbana che rappresenti la cornice unica a livello nazionale per gli interventi di rigenerazione che utilizzino fondi pubblici; una regia unica tramite un’apposita Cabina concertata di volta in volta con le amministrazioni centrali e locali interessate; un provvedimento legislativo organico che superi le rigidità della Legge 1150/1942, DM 1444/1968 e di tutte le norme che impediscono la rigenerazione urbana.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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