Codice dei contratti e Piano Colao: aspetti positivi e critiche

Il commento dell'OICE al rapporto del Comitato di esperti in materia economica e sociale (Piano Cola) sulla parte relativa al Codice dei contratti

di Gianluca Oreto - 12/06/2020

La pubblicazione del rapporto del Comitato di esperti in materia economica e sociale (c.d. Piano Colao) ha suscitato molto interesse e stuzzicato la fantasia di tutti gli operatori interessati all'argomento Codice dei contratti.

Il Codice dei contratti e il Piano Colao

Tra le iniziative per il rilancio del Paese, il Comitato di esperti guidato da Vittorio Colao, inserisce un paragrafo relativo proprio al Codice dei contratti, proponendo di:

  • applicare alle infrastrutture “di interesse strategico” le Direttive europee;
  • integrare le Direttive europee per le sole porzioni in cui esse non sono auto-applicative;
  • rivedere la normativa in un nuovo codice, basato sui principi delle Direttive europee.

Guarda caso le iniziali delle tre proposte sono "AIR" ovvero aria, ma probabilmente anche "aria fritta" considerato che le iniziative proposte sul Codice dei contratti non saranno prese in considerazione da un Governo che non ha ancora chiara la strada da percorrere.

Codice dei contratti e Piano Colao: il commento dell'OICE

Sui contenuti del Piano Colao abbiamo interpellato il Presidente OICE, Gabriele Scicolone, che ha mostrato particolare interesse su un documento denso "di spunti e di prospettive di cambiamento su molti temi cruciali, su tutti l'ammodernamento della P.A. in chiave di digitalizzazione, di efficacia ed efficienza".

Di seguito la nostra intervista al Presidente OICE.

Cosa ne pensa della posizione del Piano Colao in tema di commissari straordinari?

Condividiamo la posizione assunta sul tema dei commissari straordinari e quindi siamo assolutamente d'accordo sul fatto che norme speciali o emergenziali possano avere una loro (limitata) logica soltanto in casi eccezionali: la normalità deve essere la regola e ogni norma speciale deve avere l'obiettivo - semmai - soltanto di snellire iter procedurali complessi e farraginosi, dando certezza agli operatori economici e a chi investe ad esempio  in iniziative di PPP,  dove la certezza giuridica delle regole rappresenta un valore fondamentale e condiziona fortemente l'efficacia dell'investimento privato.

Per quanto concerne la Realizzazione infrastrutture strategiche, il Piano Colao prevede l'individuazione di un regime ad hoc attraverso leggi/protocolli nazionali di realizzazione non opponibili da enti locali. Qual è il punto di vista dell'OICE?

Non può non trovarci d'accordo anche la proposta di rimozione di ostacoli alla realizzazione di infrastrutture strategiche attraverso "leggi o protocolli nazionali di realizzazione non opponibili da enti locali", laddove si riesca però ad individuare un meccanismo che tenga conto dei vincoli costituzionali e degli istituti, anche di derivazione europea, in tema di acquisizione del consenso.

Pensa che la creazione di un canale differenziato per le opere strategiche e il superamento del Codice dei contratti possa essere utile al rilancio del Paese?

Per quanto riguarda il codice appalti abbiamo notato che l'attenzione è puntata soprattutto sulle grandi infrastrutture, una scelta anche logica perché si tratta di ingenti risorse da destinare ad importanti programmi di investimento che possono determinare una forte spinta al rilancio.

L'accenno alla necessità di un "superamento del Codice dei Contratti in vigore, su cui vi sono ampi giudizi critici" non ci trova d'accordo: siamo convinti che, dal nostro punto di vista e per le attività che svolgono i nostri associati, non si possa prescindere dal codice dei contratti. Un provvedimento oggetto di giudizi critici ma limitatamente ad alcuni aspetti specifici, senz'altro da migliorare e semplificare. Per noi non si può prescindere da un codice, unico, di riferimento per tutti i settori, da semplificare dove necessario senza perdere di vista la centralità del progetto e del progettista, in passato spesso trascurata. Anche la richiesta di separare la disciplina dell'appalto dalla quella della concessione la troviamo un po' datata anche perché le norme sulle concessioni sono già presenti nella struttura del codice con una sezione a parte che recepisce direttamente le norme UE. Semmai occorre riflettere sul fatto che alcune parti di queste discipline andrebbero in qualche modo riviste per assicurare condizioni di concorrenza e accesso al mercato più omogenee.

Cosa ne pensa della proposta di utilizzare un modello "Direttiva + integrazione minima" abrogando il Codice in vigore?

Considerando le peculiarità nazionali, sotto diversi punti di vista, ci lascia inoltre assai perplessi la proposta di immettere nel nostro ordinamento un sistema basato sul modello "Direttiva + integrazione minima, senza bisogno di un nuovo codice" e questo non soltanto per le grandi infrastrutture, ma anche per quelle ordinarie e di piccolo e medio importo: nel nostro sistema la fase esecutiva del contratto e la disciplina delle fasi tecniche come la progettazione non possono prescindere né da una disciplina di rango primario, né da un regolamento attuativo necessariamente articolato.

Il Piano Colao e le proposte sul Codice dei contratti arrivano mentre si è tornati a parlare del Regolamento unico del Codice dei contratti. Che idea vi siete fatti?

Infine l'impressione generale che abbiamo è che sulla disciplina dei contratti pubblici il Piano si stia muovendo in modo non coordinato con l'azione di Governo, che dovrebbe puntare sul decreto semplificazioni, con correzioni urgenti e a regime del codice.

Piuttosto, come andiamo dicendo da tempo, ci permettiamo di sottolineare la necessità di fare presto, emettendo il decreto semplificazioni al più presto e al limite valutando di inserire nel decreto rilancio tutte le norme temporanee e a regime di modifiche al codice appalti. Non c'è più tempo ormai!

Ringrazio il Presidente Scicolone per il prezioso contributo e lascio a voi ogni commento.

#unpensieropositivo

A cura di Ing. Gianluca Oreto

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