Edilizia e Calcestruzzo: il settore delle costruzioni non è fuori dalla crisi

Se come gli analisti affermano la ripresa del Paese è strettamente legata a quella del settore edilizio, certamente non c'è da stare tranquilli. Il quadro ch...

15/09/2015
Se come gli analisti affermano la ripresa del Paese è strettamente legata a quella del settore edilizio, certamente non c'è da stare tranquilli. Il quadro che è emerso dall'ultimo studio condotto da ATECAP (Associazione Tecnico Economica del Calcestruzzo Preconfezionato) sulla produzione di calcestruzzo preconfezionato in Italia nei primi sei mesi dell'anno non è certo dei più incoraggianti.

Dopo i dati emersi dalla Relazione annuale 2014 pubblicata dall'Associazione Italiana Tecnico Economica Cemento (AITEC) che ha anche rilevato come dal 2008 al 2014, il settore delle costruzioni ha perso il 32% degli investimenti pari a circa 64 miliardi di euro che ha determinato una perdita di 529.000 posti di lavoro a cui se ne devono aggiungere altri 800.000 considerando i settori collegati (leggi articolo), anche la fotografia realizzata da ATECAP mostra un dato allarmante sulla produzione di calcestruzzo preconfezionato.

In Italia nei primi sei mesi dell'anno è stato registrato un -10,5% rispetto al semestre precedente e -4,5% rispetto allo stesso semestre dell'anno scorso. Le previsioni per il 2015, nell'attesa e nella speranza di una risalita dell'economia italiana e un rilancio del settore delle costruzioni, parlano di un -7% nei confronti del 2014.

Il dato (particolarmente ottimistico) proviene seguendo il trend che nel secondo trimestre 2015 ha visto un incremento del 16% rispetto al primo trimestre dell'anno in corso che ne ha compensato la contrazione della produzione rilevata. D'altro canto, il dato del secondo trimestre risulta essere comunque diminuito del 6% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, disattendendo quindi i primi segnali di attenuazione nel trend di contrazione della produzione già riscontrati a livello tendenziale nei primi mesi dell'anno e confermando la debolezza dei segnali di ripresa per l'anno in corso.

Il settore delle costruzioni non è ancora fuori dalla crisi che continua a mordere soprattutto i driver del comparto del calcestruzzo, ovvero le nuove costruzioni residenziali, quelle non residenziali e le opere pubbliche: secondo l'Ance per il 2015 gli investimenti in costruzioni saranno ancora in calo e chiuderanno l'anno con una riduzione prevista dell'1,3% in termini reali.

L'aumento congiunturale trimestrale nella produzione di calcestruzzo pronto per l'uso è legato agli effetti delle dinamiche stagionali della produzione. A livello territoriale tutte le macro aree di riferimento registrano una variazione congiunturale positiva del trimestre, variazione più marcata per il nord est, in linea con il dato medio nazionale nel nord ovest e al centro compresa la Sardegna e più contenuta al sud Sicilia inclusa dove comunque il rallentamento a livello tendenziale è più' evidente.

"C'è sicuramente un tendenziale rallentamento nella caduta dei volumi degli ultimi anni - ha affermato il Vicepresidente ATECAP Andrea Bolondi - stiamo andando verso una stabilizzazione di quello che presumibilmente sarà il mercato futuro. Sarà però un mercato in grado di assorbire solo metà della nostra capacità produttiva. E' come se fino a ieri avessimo nuotato tutti in un lago capiente, un lago che oggi si è ristretto e che quindi rende più difficile restare a galla. In Italia operano nel settore circa 1.200 imprese con oltre 2.000 impianti di betonaggio. Troppi! Il risultato è una concorrenza spietata sui prezzi che a volte, in assenza di reali controlli, va a discapito della qualità del prodotto e di conseguenza della sicurezza delle opere. Francia e Germania, paesi che come noi tradizionalmente costruiscono in calcestruzzo, seppur con volumi sensibilmente superiori ai nostri hanno una struttura produttiva che vede un numero di imprese compreso tra 500 e 600 per circa 1.800 impianti. Lo stesso numero di imprese lo registra il primo produttore europeo di calcestruzzo, la Turchia, dove a fronte di una produzione annua di oltre 100 milioni di metri cubi operano poco più di 1.000 impianti".

A cura di Gianluca Oreto
   
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