Emergenza Coronavirus Covid-19, Comodo (Fondazione Inarcassa): ‘Misure economiche insufficienti e discriminatorie rispetto alle professioni ordinistiche'

La nostra intervista al Presidente di Fondazione Inarcassa Egidio Comodo in merito alle misure economiche contenute nel decreto #CuraItalia #Coronavirus #Covid1

di Gianluca Oreto - 21/03/2020

Emergenza Coronavirus Covid-19: mentre dal Governo sembrerebbe essere partita un’apertura nei confronti delle partite IVA iscritte alle Casse di Previdenza private (tra cui architetti, ingegneri, geometri, geologi, periti,…), escluse dalle misure messe a punto nel decreto #CuraItalia, abbiamo intervistato il Presidente di Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo, che ci ha illustrato il suo punto di vista rispondendo a due semplici domande.

Emergenza Coronavirus Covid-19: l’intervista al Presidente di Fondazione Inarcassa Egidio Comodo

Presidente Comodo ritiene che le misure messe in campo dal Governo siano sufficienti per tutelare le partite IVA iscritte alle Casse di previdenza private?

È innanzitutto doveroso da parte mia e dei miei colleghi di Fondazione Inarcassa rivolgere un enorme ringraziamento a tutto il personale sanitario e parasanitario che in queste settimane sta svolgendo la propria missione con un impegno incredibile, nonché ai tecnici, operai e imprese che instancabilmente stanno lavorando giorno e notte negli ampliamenti dei reparti e nella costruzione di nuovi reparti ospedalieri. Noi architetti e ingegneri liberi professionisti sappiamo molto bene cosa significa lavorare in contesti di emergenza, dove l’unica cosa che conta è salvare vite umane. Basti ricordare la costante grande disponibilità di tutti i liberi professionisti del settore offerta al Governo durante più periodi di emergenza sisma.

Allo stesso tempo, dobbiamo pensare alla complessa fase economica internazionale, Italia inclusa. Dobbiamo ricostruire un clima di fiducia nel paese, attorno cui rilanciare gli investimenti necessari per la ripartenza economica. Il governo ha messo in piedi una manovra da 25 miliardi di euro per andare incontro a imprese, famiglie e lavoratori. Le misure adottate nei confronti dei liberi professionisti iscritti alle casse di previdenza private sono però insufficienti e discriminatorie rispetto a tutte le altre categorie di lavoratori. Lo abbiamo già detto, e continueremo a dirlo, fintantoché il Governo non prenderà in seria considerazione la necessità di adottare anche per la nostra categoria opportune e significative misure di sostegno al reddito e di rilancio del settore. Nel decreto cura Italia ci sono due provvedimenti di interesse, sui quali siamo pronti a discutere con tutte le forze in campo. Il primo lo ritroviamo all’art. 27. I liberi professionisti iscritti a casse di previdenza private non percepiranno l’indennità pari a 600 euro per il mese di marzo. Pensiamo che sia una misura che opera una discriminazione all’interno della categoria dei lavoratori autonomi. Noi contribuiamo alla spesa sociale proprio come tutti gli altri lavoratori italiani e per questo riteniamo che, in questa fase, debba essere riconosciuta anche alla nostra categoria una adeguata attenzione. Gli architetti e gli ingegneri sono stati protagonisti nel passato storico ed architettonico del nostro Paese, eravamo, e vogliamo tornare ad esserlo, utili al Paese. Ma serve un impegno straordinario e senza distinzioni per uscire insieme da questo complicatissimo momento.

L’altro provvedimento adottato dal governo lo troviamo all’art. 44, che istituisce il Fondo per il reddito di ultima istanza con una dotazione di 300 milioni di euro a favore dei professionisti iscritti alle casse di previdenza private. È una misura sicuramente insufficiente se consideriamo il numero complessivo dei professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria. In secondo luogo, è il caso di dire che la misura di cui all’art. 44 è una sorta di cantiere aperto, il secondo comma rimanda infatti la definizione dei criteri di priorità e delle modalità di attribuzione dei fondi ad uno o più decreti del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, da adottare entro trenta giorni dall’entrata in vigore del decreto. Data la dotazione esigua di soli 300 milioni di euro, ci fa supporre (e lo auspicheremmo) che si tratti di un fondo di garanzia, che si autoalimenta sulla base dei progetti e delle iniziative per i quali viene impiegato.

Il Governo, infine, ha inserito nel decreto un’altra misura su cui dovremo aprire una riflessione. L’art. 23 comma 9, infatti, riconosce anche ai professionisti iscritti a casse di previdenza private la possibilità di scegliere la corresponsione di un bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting nel limite massimo complessivo di 600 euro. La corresponsione del bonus rimane subordinata alla comunicazione da parte di ciascuna delle casse di previdenza private del numero dei beneficiari.

Quali misure potrebbero servire per sostenere le libere professioni dell'area tecnica?

Dobbiamo affrontare l’emergenza economica e la crisi della professione su due livelli. Nel primo, dobbiamo dare ossigeno immediato ai liberi professionisti e garantire loro la liquidità necessaria per affrontare questo momento. Occorre da parte della politica uno sforzo ulteriore per recuperare una situazione difficile che stiamo subendo ormai da un decennio, e che ora l’emergenza sanitaria ha ulteriormente ingigantito ed aggravato fino ai limiti del collasso. Proponiamo la sospensione, fino almeno a dicembre 2020, delle ritenute d’Acconto Irpef sulle fatture dei professionisti verso soggetti IVA (sarebbe per lo stato una partita sostanzialmente neutra perché le tasse le pagheremmo comunque con la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo); ed inoltre, l’eliminazione di ogni ritenuta d’Acconto Irpef nei rapporti di collaborazione tra i Liberi professionisti singoli e associati (anche questa una operazione neutra che avrebbe poi la sua chiusura dell’anno successivo). Sarebbe opportuno introdurre il regime forfetario anche per i redditi oltre l’attuale limite (65.000 euro) fino a 100mila euro. Infine, bisogna sbloccare i crediti che i professionisti hanno maturato nei confronti delle PA. Sono misure che garantirebbero liquidità immediata ai liberi professionisti, senza bisogno di particolari indennità.

L’altro livello sui cui occorre operare è di medio lungo periodo. Da più parti ricorre la suggestiva ipotesi di un piano Marshall per la ricostruzione economica del paese, basterebbe invece eliminare, o quantomeno ridurre tutta la burocrazia che tiene ingessato il Paese. Noi pensiamo che non ci sia più tempo da perdere, ne è stato perso fin troppo, per dare avvio ad un piano di investimenti pluriennale delle opere pubbliche fondamentali e strategiche per il Paese. Solo in questo modo possiamo fare un passo in avanti concreto verso la ripresa economica. Il settore edilizio è sempre stato strategico per il Paese, e rimane ancora l’asset principale da cui far ripartire l’economia. Ne beneficerebbe innanzitutto il mercato della progettazione ma non solo. In secondo luogo, incentiverebbe le agevolazioni fiscali per gli interventi di messa in sicurezza sismica del patrimonio immobiliare. Visto il blocco dei pochi cantieri attivi dovuto alla pandemia sarebbe opportuno estendere i termini per accedere al sisma bonus. Infine, misura indispensabile perché tutto quanto sopra possa concretizzarsi, è snellire le procedure di affidamento delle gare e quindi derogare, laddove possibile, al codice appalti.

Ringrazio il Presidente Comodo per il prezioso contributo e lascio come sempre a voi ogni commento.

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A cura di Ing. Gianluca Oreto

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