Fascicolo del fabbricato: a cosa serve?
Lo scorso 19 maggio sul quotidiano "Italia Oggi" è stato pubblicato l'articolo "Il libretto-casa. Rieccolo!", a firma di Cesare Maffi, che in modo neanche ta...
Lo scorso 19 maggio sul quotidiano "Italia Oggi" è stato pubblicato l'articolo "Il libretto-casa. Rieccolo!", a firma di Cesare Maffi, che in modo neanche tanto velatamente ironico ha contestato la riproposizione in Parlamento del c.d. fascicolo del fabbricato.
L'articolo ha addirittura affermato "Ovviamente, come sempre quando si voglia ottenere qualche occasione di lavoro burocratico, si tirano in ballo fini nobilissimi: sicurezza, salute, perfino la vita. Di fatto, il libretto casa serve esclusivamente ad alimentare l'attività professionale di architetti, geometri, ingegneri, periti" ed è terminato parlando delle corporazioni professionali presenti in Parlamento che "trarrebbero remunerato lavoro dalle scartoffie del libretto caso, ovviamente senza un incremento (nemmeno di scarso significato) per le condizioni di sicurezza degli immobili".
Al fine di meglio chiarire la questione, ho chiesto l'intervento dell'ex Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Gian Vito Graziano, chiedendo di commentare per noi l'articolo di Italia Oggi e più in generale la proposta in Parlamento di istituire il fascicolo del fabbricato.
Il commento di Gian Vito Graziano
Nell'articolo pubblicato lo scorso 19 maggio da Italia Oggi, a firma di Cesare Maffi, sul cosiddetto fascicolo del fabbricato, si legge già nel titolo che esso "non serve a nulla, ma in compenso rende molto a chi lo compila e quindi lo difende in Parlamento". Leggendo poi il contenuto, forse perché nei tanti anni della mia ormai conclusa attività ordinistica me ne sono occupato tante volte, ho avuto non poche difficoltà a non replicare e alla fine ho ceduto alla tentazione di farlo. Ho ceduto perché ho trovato l'articolo in alcuni passaggi fuorviante, se non demagogico e persino ingiusto, soprattutto laddove si argomenta che allo scopo soltanto di "ottenere qualche occasione di lavoro, si tirano in ballo fini nobilissimi: sicurezza, salute, perfino la vita". Insomma nel leggere l'articolo mi sono sentito accusato per certi versi di aver portato in questi anni all'attenzione politica il grande problema della mitigazione dei rischi naturali, di avere invocato a gran voce la prevenzione e la conoscenza come uniche armi per difenderci, di aver gridato allo scandalo di un territorio devastato da un dissesto idrogeologico che stringe il Paese in una morsa che è economica e sociale allo stesso tempo, di aver collaborato con chiunque si sia mostrato interessato ad ascoltare e a capire, solo per trovare posti di lavoro ai geologi.
Come rappresentanti delle professioni tecniche abbiamo proposto soluzioni, chiesto tante e tante volte una legge di governo del territorio (mentre ancora attendiamo quella di difesa del suolo), una nuova legge urbanistica, l'attivazione di presidi territoriali, la redazione dei piani di protezione civile, e per far comprendere ad una classe politica per troppi anni sorda a queste voci abbiamo dovuto fare tutti quanti uno sforzo indicibile e abbiamo dovuto invocare la sicurezza, la salute, i costi e, perché no, i tanti, troppi morti che abbiamo contato in tanti anni di devastazione idrogeologica e di disattenzione alle problematiche sismiche.
E' innegabile che ognuna di quelle proposte reca con se anche una opportunità per i professionisti che operano nell'urbanistica, nella protezione civile, nella progettazione delle opere di mitigazione, ma si tratta del valore aggiunto all'importanza primaria delle proposte. La ricchezza di fondo, quella vera, sta nel beneficio che ne traggono la società, le nostre comunità e le nostre città. Non c'è nulla di sbagliato nel proporre qualcosa che possa assecondare gli interessi di una categoria di professionisti, di operai o di pubblici dipendenti, se questa loro prerogativa discende dall'utilità sociale della proposta.
L'idea del fascicolo del fabbricato va esattamente in questa direzione, quella di creare un dossier completo, soprattutto per gli edifici esistenti, entro cui inserire tutti i dati di conoscenza dello status in cui si trova l'immobile, dagli aspetti strutturali, a quelli geologici, impiantistici, manutentivi, ecc., rilevandone le criticità ed individuandone i rimedi. Vorrei sommessamente ricordare che nel nostro Paese non abbiamo ancora una fotografia completa dello stato delle nostre scuole. Se il fascicolo fosse obbligatorio almeno per le scuole, ci doteremmo di un "libretto sanitario" di ogni edificio scolastico, che ci consentirebbe di riscontrare le condizioni in cui esso versa, di operare l'eventuale diagnosi e di individuare i rimedi più appropriati per conferirgli i livelli di sicurezza necessari. Sarebbe svolto dai professionisti tecnici, è vero, ma perché sono loro a saperlo fare e a loro spetta la responsabilità di farlo. Avremmo intanto avviato un percorso di sicurezza strutturale che invece siamo lontani da aver iniziato, in un Paese che conta alcune migliaia di terremoti all'anno, che ha una sismicità ben conosciuta e che nella storia degli ultimi 10 anni, solo per non scomodare altri e più nefasti eventi sismici, ha visto il verificarsi di due grandi terremoti, quello abruzzese del 2008 e quello emiliano-romagnolo del 2012,
Come negare le ricadute in termini di benefici umani e sociali che derivano dall'investire in cultura del rischio? E non mi si venga a porre ad esempio "la raccolta meramente cartacea di documenti" di un condominio romano, perché è sin troppo evidente che sta proprio nelle mere raccolte di documenti la barriera burocratica e culturale che si vuole superare.
Certo sarebbe sbagliato negare l'interesse del mondo delle professioni tecniche al varo di una norma che sancisca l'obbligatorietà del fascicolo, ma è esattamente lo stesso interesse con cui le professioni si approcciano alle proposte normative sulle costruzioni, sulla difesa del suolo e sulla tutela ambientale. C'è stato un palese interesse delle professioni per la norma sulle terre e rocce da scavo e per la recente legge sui reati ambientali, che muovono un discreto mercato professionale, ma è evidente che la loro finalità guarda all'ambiente e non certo ai professionisti.
Sarebbe altrettanto sbagliato non preoccuparsi del fatto che una legge che introduca il fascicolo del fabbricato a larga scala costringerebbe tantissimi cittadini ad una spesa. Credo tuttavia che non possa non prevalere la generale istanza di sicurezza, come nel caso di quella stradale che ci obbliga a fare periodicamente il tagliando della nostra automobile. Allo stesso tempo mi chiedo se, posto davanti ad una questione di incolumità propria e dei propri cari, non sia il cittadino stesso a chiedere che la sua casa, il suo ufficio e la scuola dei suoi figli siano verificati.
Mi si permetta, infine, un'ultima considerazione sul fatto che, per supportare la tesi dell'inutilità del fascicolo del fabbricato e dell'interesse "corporativo" che vi ruota intorno, si sono tirati in ballo alcuni deputati di professione architetto, geologo e ingegnere, appartenenti a diversi schieramenti politici e, secondo l'articolo di Italia Oggi, tutti portavoce di una istanza di categoria. Innanzitutto, da cittadino italiano, così come mi auguro che quando si dibatte di sanità siano prioritariamente i medici a proporre e trattare i temi, allo stesso modo mi tranquillizza il fatto che a discutere del fascicolo del fabbricato non siano stati i medici e neanche i commercialisti. Per tutti loro, geologi, architetti, medici o avvocati, nelle rispettive attività parlamentari, oltre alla competenza, posso solo auspicare che prevalgano i principi etici. Ma non è questa la considerazione sulla quale voglio porre l'attenzione, quanto piuttosto sul fatto che schieramenti politici così diversi, in continua contrapposizione, (sono citati deputati M5S, fuoriusciti dallo stesso movimento, PD e SEL) si siano trovati all'improvviso, come per incanto, unanimemente d'accordo e lo abbiano fatto per favorire le istanze del mondo delle professioni. E' uno scenario al quale, francamente, nessuno riesce a credere.
Ringrazio il collega e amico Gian Vito Graziano per queste illuminanti parole e lascio come sempre a voi ogni commento.
A cura di Ing. Gianluca Oreto
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