Inarcassa: Conoscenza e Trasparenza nella ricetta di Enrico Oriella

A poche settimane dal voto che rinnoverà il Consiglio di Amministrazione e il vertice della Cassa di Previdenza di Architetti e Ingegneri (Inarcassa) sono...

11/06/2015
A poche settimane dal voto che rinnoverà il Consiglio di Amministrazione e il vertice della Cassa di Previdenza di Architetti e Ingegneri (Inarcassa) sono circolate diverse indiscrezioni sulla nomina del futuro Presidente. Le più credibili riguardano la candidatura di Giuseppe Santoro per la squadra DicoSi Inarcassa e Enrico Oriella per Inarcassa 2.0. Oltre a queste, negli ultimi giorni sono stati fatti i nomi di Franco Fietta (DicoSi) e Marco Belardi (Inarcassa 2.0) che, pur rappresentando valide alternative, sembrerebbe siano solo voci da clima elettorale per creare instabilità.

Per quanto concerne Enrico Oriella, raggiunto dai nostri microfoni, l'ingegnere vicentino ha anticipato il programma e la filosofia di gestione della Cassa che lo ispirerà nel caso di una vittoria della squadra Inarcassa 2.0.

Enrico Oriella è partito dalla poca trasparenza se non addirittura da una vera e propria "battaglia contro la trasparenza" che l'attuale CdA ha portato avanti negli ultimi anni, perpetrata nella scelta di mettere in rete solo bilanci e dati statistici, escludendo tutti i documenti da cui si evincono i processi decisionali. "I 170.000 iscritti a Inarcassa non vogliono conoscere solo i dati, ma sapere come si è arrivati a prendere certe decisioni". Per quanto riguarda l'operazione trasparenza, Oriella ha parlato del programma della squadra avversaria dei DicoSi rilevando come in realtà si stia cercando di confondere la parola informazione con conoscenza. "Dire, adesso, che si vuole attuare la legge sulla trasparenza delle pubbliche amministrazioni quando per anni si è agito nella direzione opposta è come ammettere che ora lo si fa solo perché obbligati dalla legge. La vera rivoluzione culturale che vogliamo portare noi di Inarcassa 2.0 è mettere in condizione tutti gli iscritti di capire i concetti minimi che regolano la previdenza e, soprattutto, comprendere come vengono prese certe decisioni. I dati pubblicati finora non rispondono a certe domande come ad esempio: "Come vengono scelti gli investimenti e come vengono diversificati sulla base delle differenti necessità degli iscritti che sono i nostri soci finanziatori?" oppure "A cosa serve versare per 35 anni contributi se la mia pensione sarà di appena 6.500 euro?". Ma oltre alla necessaria operazione trasparenza, l'obiettivo principale della squadra Inarcassa 2.0 è portare avanti una vera e propria riforma della riforma che nel 2012 ha colpito con un inasprimento delle condizioni di contribuzione e pensionamento una categoria già fortemente in crisi. A tal fine Oriella ha anticipato che, in questi giorni, nel corso della Conferenza Internazionale degli Attuari a Oslo, Massimo Angrisani, professore di "Tecnica attuariale per la previdenza" e "Matematica finanziaria" all'Università La Sapienza di Roma, nonché uno dei massimi esperti di previdenza in Italia, ha sottoposto all'analisi di economisti provenienti da tutto il mondo il "caso Inarcassa" e le possibili soluzioni ad una politica che sin'ora ha dimostrato tutta la sua "insostenibilità" in quanto pensata per un sistema definito "steady state" (in cui il rapporto iscritti/pensionati è stabile): in Inarcassa c’è stato infatti un boom di iscrizioni ormai in discesa che si risolverà in un boom di pensionati quando gli iscritti saranno in numero fortemente ridotto; la ricetta di Inarcassa è stata tagliare le pensioni future e aumentare i contributi esistenti: così si è dimostrata la sostenibilità finanziaria, ma il sistema è diventato insostenibile socialmente. Lo studio del prof. Angrisani, in caso di elezione di Oriella, sarà discusso alla prima riunione del Comitato Nazionale dei Delegati.

Bocciato l'incremento del tasso di capitalizzazione dei montanti contributivi individuali per il biennio 2014-2015
In riferimento alla nota del 18 maggio 2015 con la quale il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha comunicato il diniego all'approvazione della deliberazione adottata dal Comitato Nazionale dei Delegati che ha incrementato il tasso di capitalizzazione dei montanti contributivi individuali per il biennio 2014-2015 (leggi articolo), Enrico Oriella ha puntualizzato due elementi fondamentali:
  • il non giustificabile aumento del tasso;
  • i difetti procedurali della delibera che ha incrementato il tasso.

Sul primo punto, Oriella ha sottolineato che "In un regime a ripartizione come quello di Inarcassa, i contributi correnti servono a pagare le pensioni correnti, quindi è fondamentale la dinamica dei redditi da cui dipende il gettito dei contributi. Se la dinamica del monte redditi, come per il 2014, risulta negativa (-1,9%), è impensabile prevedere una capitalizzazione complessiva del 4,5% senza andare a indebitare fortemente la cassa e quindi quelle giovani generazioni che si dice di voler in questo modo avvantaggiare, promettendogli di più oggi al prezzo di un debito che dovranno comunque restituire domani: è proprio per questo motivo che il Ministero del Lavoro ha sancito che la delibera Inarcassa non può avere corso". In sede di riforma del 2012, "non aver agganciato la rivalutazione dei contributi a un meccanismo automatico di capitalizzazione comporta che da una parte il CdA delibera in tal senso con assoluta discrezionalità, dall’altro Inarcassa perde la propria autonomia dovendo sottostare per ogni decisione al Ministero vigilante.

Per quanto concerne l'aspetto procedurale, per individuare la misura da riconoscere per il 2015 Inarcassa avrebbe dovuto disporre del bilancio consuntivo 2014. Cosa che non è avvenuta e che ha lasciato adito a diversi dubbi sulla possibilità che tali incremento sia stato voluto solo per la vicinanza delle elezioni per il rinnovo del Comitato dei Delegati.

Oriella ha concluso il suo intervento parlando del tasso di sostituzione che a causa della riforma del 2012 per gli iscritti ad Inarcassa è di circa 1/3. Ciò vuol dire che il rapporto percentuale tra quanto si riceve di pensione nel primo anno e quanto si è versato l'ultimo anno di attività è di circa il 33%, dunque, un professionista con un reddito di circa 30.000 euro/annuo percepirà di pensione 10.000 euro. "Per poter uscire da questo sistema è necessario agire sulla struttura della riforma del 2012 introducendo un regime di capitalizzazione parziale dei contributi". Su quest'ultimo punto avremo modo di approfondire nei prossimi giorni.

A cura di Gianluca Oreto
   
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