Nuovo Codice Appalti: l’Accordo Quadro restringe il mercato?

L'ultimo osservatorio OICE ha registrato un crescita degli appalti pubblici (leggi articolo) evidenziando un confronto molto positivo tra i primi nove mesi d...

19/10/2016

L'ultimo osservatorio OICE ha registrato un crescita degli appalti pubblici (leggi articolo) evidenziando un confronto molto positivo tra i primi nove mesi del 2016 e quelli del 2015.

Da una analisi dei bandi pubblicati a partire dal mese di dicembre 2015, sembrerebbe che le stazioni appaltanti abbiamo cominciato a scoprire l’Accordo Quadro, istituto già presente nel vecchio Codice ma che ha cominciato a registrare un vero e proprio boom nel 2016 (soprattutto dopo l'entrata in vigore del nuovo Codice).

Sembrerebbe che l'Accordo quadro sia preferito, soprattutto dalle grandi S.A., a causa:

  • delle difficoltà a progettare i lavori da eseguire secondo la disciplina del nuovo Codice;
  • per la scarsa capacità a coordinare contemporaneamente tante procedure e controllare la regolarità delle operazioni di gara;
  • per la volontà di accentrare potere e decisioni a livello centrale;
  • per la volontà di ridurre il numero dei potenziali concorrenti attraverso un innalzamento dei requisiti di qualificazione.

Abbiamo, quindi, chiesto un parere all’OICE su questo strumento.

“Lo sviluppo dell'accordo quadro, riferito in particolare a questi ultimi mesi e alle procedure avviate da ANAS – ha affermato il Presidente Ing. Gabriele Scicolone - è chiaramente riconducibile al nuovo codice dei contratti che, a valle delle nuove direttive, lo ha reso possibile anche nell'ambito dei settori ordinari, diversamente da quanto previsto nel precedente codice dei contratti che lo ammetteva soltanto nei cosiddetti settori speciali”.

Comprendiamo quindi che l’istituto con il nuovo Codice ha trovato spazio anche tra gli appalti nell’ambito dei settori ordinari. Per quando riguarda la qualità, Scicolone ha commentato “Come Associazione, in generale, apprezziamo questo strumento perché permette di instaurare un rapporto stabile tra stazione appaltante e operatore economico consentendo a quest'ultimo di crescere. In realtà l'accordo quadro risponde a un'esigenza chiara delle stazioni appaltanti: essere più veloci nel fare le progettazioni dialogando con un unico soggetto”.

In tal senso il Presidente OICE ha citato il caso ANAS, definendolo emblematico. “Il caso ANAS in questo senso è emblematico: si è fatto ricorso a quattro accordi quadro per progettazioni esecutive perche si trattava di interventi progettati al livello definitivo al momento dell'entrata in vigore del decreto 50. I bandi di gara che sono stati emessi hanno visto molti studi e molte società attrezzarsi per rispondere a questa importante richiesta (si tratta di progettazioni relative a opere di oltre 250 milioni per ogni accordo quadro). Attendiamo l'emissione delle lettere di invito per avere ulteriori elementi che ci possano fare comprendere di che opere si sta parlando e di quanto tempo sarà richeisto per presentare le progettazioni.”

In riferimento alla riduzione del numero dei potenziali concorrenti attraverso un innalzamento dei requisiti di qualificazione, il Presidente Scicolone ha commentato “E' chiaro che tendenzialmente la procedura restringe il mercato ma bisogna vedere bene di che mercato si tratta, di quanti progetti stiamo parlando. Non credo che l'obiettivo sia quello di chiudere il mercato; così come non credo che si sia utilizzato l'accordo quadro per innalzare i requisiti che, anzi, sono stati tenuti all'interno di range analoghi a quelli richiesti per progettazioni di opere di quetsi importi. Poi vedremo quanti gruppi formuleranno le offerte. Mi rendo conto che per gli operatori più piccoli sia sempre preferibile selezionare più operatori, anche se è probabile che chi parteciperà a queste procedure cercherà supporto locale per lo sviluppo delle attività affidate. Certamente la nostra posizione è quella di una attenta vigilanza perché la scelta dell'unico operatore affidatario dell'accordo potrebbe prestarsi ad abusi. Non cedo e non penso che ciò avverrà; in ogni caso un dato  positivo c'è ed è quello che così facendo si rilancia la domanda pubblica. Immaginare però di proporre tout court una limitazione di questo strumento o, addirittura, il divieto di utilizzo per i servizi di ingegneria e architettura sarebbe commettere un grossolano errore semplicemente perché si violerebbe la direttiva europea”.

Ringraiamo il Presidente OICE per il prezioso contributo.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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