Sicurezza delle infrastrutture: Il CNI invia una nota al ministro Toninelli

Continua la polemica scaturita dalla nota inviata a tutte le province, i comuni e le regioni italiane con cui il ministro delle infrastrutture e dei trasport...

24/08/2018

Continua la polemica scaturita dalla nota inviata a tutte le province, i comuni e le regioni italiane con cui il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, venerdì 17 agosto ha chiesto con massima urgenza “di procedere all'avvio dello stato di conservazione delle opere viarie e non che ricadono nella vostra competenza”, e di comunicare al ministero “entro e non oltre il 30 agosto gli interventi necessari a rimuovere condizioni di rischio riscontrate nelle tratte infrastrutturali, corredando le predette segnalazioni di adeguate attestazioni tecniche (perizie, verbali di sopralluogo ecc.), indicazioni di priorità e stima dei costi”.

Con soli 13 giorni di tempo ed in pieno agosto per censire tutto ciò che in Italia scricchiola e potrebbe causare tragedie come quella del ponte Morandi, immagino che Toninelli pensi che gli amministratori di comuni, regioni e province tengano già nei cassetti le risposte. Quei comuni che non hanno risposte nei cassetti, come il Comune di Avellino, trovano, invece, la soluzione di Richiedere al Genio civile, ai VV.F ed agli Ordini professionali personale tecnico che abbia maturato esperienza nel settore, disponibile a far parte, a titolo gratuito, della Commissione che avrà il compito di effettuare le verifiche. Sull’argomento il Comunicato stampa del CNAPPC (leggi articolo) è arrivato ieri un altro comunicato stampa del Consiglio nazionale degli ingegneri che proponiamo qui di seguito.

Il Consiglio Nazionale Ingegneri ha inviato ieri una nota al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, in merito al crollo del Ponte Morandi e alla questione della sicurezza del costruito, in particolare per le opere d’arte della rete infrastrutturale. Un tema, come sottolineano da sempre gli ingegneri italiani, che può essere affrontato solo partendo da una diagnostica attenta, mirata, e da conseguenti verifiche, anche analitiche, eseguite nel rispetto delle norme e delle conoscenze tecnico-scientifiche.

L’ansia mostrata da alcune strutture periferiche del Ministero o da Enti locali – si legge nella nota – nel richiedere in poco tempo agli enti proprietari/gestori informazioni sullo stato delle opere, conferma la tendenza a preoccuparsi della prevenzione solo nell’immediato evento di tragedie e lutti, finendo purtroppo per non ottenere i risultati necessari, ma anzi aumentando la sensazione di approssimazione e  quindi di sfiducia nell’attività delle  istituzioni.”.

Secondo il parere del CNI, non servono provvedimenti urgenti e non organici: serve una piano di conoscenza su tutto il territorio, redatto da tecnici esperti e competenti nelle varie discipline coinvolte, con protocolli specifici in funzione delle tipologie, dei materiali, delle prestazioni. Servono le azioni coordinate che il CNI ha proposto, insieme ad altri soggetti, ben prima dell’ultimo drammatico crollo e che, subito dopo il tragico evento, ha riproposto all’attenzione delle massime istituzioni dello Stato e richiamate in una nota al Presidente del Consiglio di lunedì u.s..

Servono, inoltre, responsabilità ed azioni tecniche adeguate, e sarebbe sbagliato scambiare per emergenza quello che, al contrario, dovrebbe essere un impegno costante di ogni amministrazione centrale e periferica: conoscere, censire, mantenere, prevenire, stabilire criteri di intervento e priorità, ottimizzare le tipologie di intervento, acquisendo dati e informazioni omogenei utilizzabili a livello nazionale.

Stiamo anche assistendo – si legge ancora - a comportamenti criticabili, da parte di alcuni Enti o Amministrazioni, con i quali, da un lato si derubrica, di fatto, a veloce e formale  azione di controllo visivo quello che, invece, dovrebbe essere un vero e proprio “progetto di conoscenza” e, dall’altro, si invoca la gratuità della prestazione professionale, come se, appunto, si dovesse mettere in campo la solidarietà e la volontarietà tipica dei momenti di emergenza e non la pianificazione di atti tecnici complessi da eseguire in tempo di pace”.

Attività professionali a così alto tasso di specializzazione e complessità non possono essere svolte in tempi non consoni ne’ possono essere richieste in modo gratuito, richiedendosi ai professionisti impegno, competenza, e sopratutto  responsabilità, peraltro a rischio di non copertura, nel caso di prestazioni gratuite, dall’assicurazione prevista per legge. Inoltre, esse abbisognano di indagini preliminari che necessitano di una programmazione e congrue disponibilità finanziarie.”

Il CNI si chiede, quindi, quale cultura della prevenzione e della manutenzione potrà mai crescere, nel Paese, partendo da iniziative non ben ponderate come quelle avviate.

In questa ottica, il CNI attuerà tutte le iniziative atte a sostenere e tutelare i propri professionisti e, quindi, gli interessi e la sicurezza dei cittadini. Ma farà anche tutto quanto necessario per affermare e definire la necessità di un protocollo nazionale di valutazione e classificazione delle infrastrutture, per determinare le modalità di controllo ed intervento in maniera indicizzata, trasparente e condivisa dei dati su unica piattaforma nazionale.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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