BIM dal progetto al Cantiere: obbligo o vantaggi reali?
L’1 gennaio 2025 il BIM diventerà un obbligo per tutte le opere pubbliche di importo pari o superiore ad 1 milione di euro. È corretto trattare il BIM come obbligo? Parliamone
È ormai risaputo che, dall’1 gennaio 2025, l’obbligo per l’utilizzo dei metodi digitali (B.I.M.) nel mondo delle costruzioni sarà operativo per tutte le opere a partire dal milione di euro.
BIM e appalti pubblici
L’obbligo ormai, oltre la norma UNI 11337, è previsto dal nuovo Codice dei contratti di cui al D.Lgs. n. 36/2023 e precisamente all’art. 43 che rimanda all’Allegato I.9, in cui viene specificato che le Stazioni Appaltanti devono dotarsi di un piano di “adeguata formazione” e di un piano di acquisizione hardware e software. Cosa significa?
In pratica, una P.A., per adottare tale metodologia, con gestione e consegne esclusivamente a mezzo di file e strumenti digitali, dovrà prima conoscere il perché di questo cambiamento, “parlare questa nuova lingua” ed utilizzare strumenti hardware e software in modo adeguato.
Attenzione, non si confonda questo nuovo metodo con la pura informatica; piuttosto servirà apprendere come espletare il proprio “mestiere tecnico” facendo un notevole salto di qualità mediante l’uso di avanzati strumenti digitali. La peggior cosa che amministrazioni, professionisti ed imprese possono fare è valutare questa rivoluzione digitale, come una seccante formazione informatica fine a sé stessa o peggio ancora (così come spesso mi è capitato di sentire) una bufala creata solo per fare arricchire le software house. Nulla di più falso: semplicemente è una tecnologia basata su sistemi e controlli di qualità, che al di là di un obbligo porta vantaggi oggettivi.
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