Caro materiali e compensazione prezzi: le imprese aspettano 5 miliardi

L’allarme di ANCE: Stato troppo lento nell'erogazione delle risorse, a rischio 23.000 cantieri per oltre 160 miliardi di euro. Preoccupazione anche per l'imminente scadenza dei nuovi prezzari

di Redazione tecnica - 30/09/2022

Il caro materiali è un problema che affligge imprese e committenti ormai da quasi 2 anni e il problema rischia di prendere una piega sempre peggiore, considerato l’aggravarsi della situazione internazionale. Ma le colpe non dipendono soltanto da circostanze imprevedibili e legate a un quadro economico di ampio respiro: come si legge in una nota ANCE, a mettere ancora più in difficoltà il settore delle costruzioni sono burocrazia e la lentezza nell’attuazione dei provvedimenti.

Caro materiali, l'allarme ANCE sull'erogazione dei fondi per la compensazione dei prezzi

Una situazione che, come si legge nel documento dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, sta facendo saltare il banco e mette fortemente a rischio i cantieri italiani, messi a dura prova da un aumento eccezionale dei prezzi dei principali materiali da costruzione. Perché se da una parte il Governo si è impegnato ad affrontare questa situazione, con l’adozione di alcune misure nel corso dell’ultimo anno, spesso esse sono rimaste sulla carta e hanno tempi di attuazione troppo lunghi rispetto all’emergenza. Il risultato? Le imprese di costruzioni sono state costrette ad anticipare di tasca propria le risorse per assicurare la regolare prosecuzione dei cantieri pubblici, e solo in casi rari hanno ricevuto il pagamento delle somme richieste.

Da qui il grido di allarme di ANCE: la situazione sta diventando ormai insostenibile finanziariamente ed economicamente per gli operatori che, ad oggi, non hanno nessuna certezza di vedere effettivamente ristorate un giorno le spese già sostenute anche più di un anno e mezzo fa.

I provvedimenti del Governo e l'attesa delle imprese

La cifra è davvero impressionante: secondo le stime dell’Associazione, le imprese di costruzioni aspettano almeno 5 miliardi per lavori realizzati negli ultimi mesi. Senza un rapido sblocco di queste somme sono a rischio tutti i circa 23.000 cantieri in atto in Italia per 162 miliardi di euro.

E, all’indomani dalle elezioni e dal momentaneo stallo delle attività del Governo e del Parlamento, il quadro delle risorse erogate finora dallo Stato è desolante. Questo il prospetto elaborato da ANCE al riguardo:

  • lavori realizzati nel 1° semestre 2021: il Governo è intervenuto a luglio 2021 con il D.L. n. 73/2021. Il decreto di rilevazione dell’aumento dei materiali è stato pubblicato il 23 novembre 2021 ma il Decreto di assegnazione dei fondi statali alle P.A. è stato pubblicato solo il 15 settembre 2022. Dopo più di 18 mesi, le imprese aspettano ancora il pagamento finale. Inoltre il meccanismo non ha funzionato: su 36mila stazioni appaltanti operative in Italia, hanno presentato domanda solo 450, l’1,2% del totale.
  • lavori realizzati nel 2° semestre 2021: il Governo è intervenuto a dicembre 2021 con la legge n. 234/2021 (Legge di Bilancio 2022). Il decreto di rilevazione dell’aumento dei materiali è stato pubblicato il 12 maggio 2022, ma il Decreto di assegnazione dei fondi statali alle P.A. non è stato ancora pubblicato. Dopo un anno le imprese aspettano ancora il pagamento finale. Anche in questo caso adesioni bassissime: su 36mila stazioni appaltanti operative in Italia, hanno presentato domanda solo 630 circa, l’1,8% del totale.
  • lavori realizzati nel 2022: le imprese aspettano ancora i pagamenti. Per i lavori realizzati tra gennaio e luglio, le stazioni appaltanti dovrebbero avere presentato domanda al MIMS entro fine agosto per accedere ai 1,9 miliardi stanziati. Secondo la tempistica prevista, i pagamenti alle imprese non arriveranno comunque prima di dicembre.

Il problema dei prezzari 

Ma non è finita qui, perché un’ulteriore preoccupazione viene dall’aggiornamento temporaneo dei prezzi: come ricorda ANCE, l’attuale prezzario sarà in vigore fino al 31 dicembre 2022, ragion per cui a partire dal 1° gennaio si rischia quello che l'Associazione definisce come “un vero e proprio blackout dei cantieri”.

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