Cosa ne sarà dopo il Superbonus?

Nel 2024 termineranno tutti i principali bonus edilizi e il 2025 sarà l’ultimo anno del superbonus. E dopo?

di Gianluca Oreto - 27/03/2024

Nonostante i 33 provvedimenti normativi che in questi anni sono arrivati per correggere, semplificare e stravolgerne l’utilizzo, il superbonus non sembra averne risentito e ha proseguito la sua corsa anche nel 2024.

La voglia di superbonus

Lo hanno dimostrato, ancora una volta, gli ultimi dati pubblicati da Enea, secondo i quali l’ammontare delle detrazioni maturate per lavori conclusi ha superato quota 114 miliardi di euro, con un trend di crescita che ha sorpassato i 4,5 miliardi di euro al mese.

È chiaro che, sul finire del 2023 e nei primi mesi di questo 2024, molte delle lavorazioni sono state velocizzate per evitare o ridurre al minimo gli effetti del passaggio di aliquota dal 90/110% al 70%. Ma è altrettanto evidente che, soprattutto dopo il 16 febbraio 2023 (data di entrata in vigore del D.L. n. 11/2023 che ha abolito il meccanismo delle opzioni alternative), la voglia di superbonus non si è attenuata benché sia ormai una detrazione che può essere utilizzata direttamente (e quindi limitata a chi ha capacità economica e capienza fiscale).

Il 2024 sarà anche l’ultimo anno degli altri principali bonus edilizi (bonus casa 50%, ecobonus e sismabonus) e, senza nuovi interventi normativi, si può verosimilmente immaginare che questo darà ulteriore spinta al superbonus nonostante l’aliquota fiscale sia già diminuita al 70% e diminuirà ulteriormente al 65% nel 2025.

Considerato il fatto evidente che le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni in edilizia sono state l’unica spinta di un comparto in cui non si costruisce più, è lecito domandarsi in che modo Governo e Parlamento decideranno di gestire la “coda” del superbonus e al contempo incentivare gli interventi di riqualificazione per far fronte ai prossimi obblighi imposti dalla Direttiva Green.

Gli studi sul Superbonus

Domande a cui si dovrà trovare una risposta partendo dai dati a disposizione e dalle analisi condotte negli ultimi anni per valutare costi ed effetti del superbonus. Tra queste ricordiamo quelle condotte da Nomisma, Censis, Ance, Centro Studi CNI, Federcepicostruzioni, Fondazione Nazionale dei Commercialisti, Cresme e l’ultima recentemente pubblicata condotta dall’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani.

Facendo un incrocio dei dati più rilevanti contenuti nelle varie analisi, è possibile giungere ad alcune necessarie conclusioni:

  • qualsiasi bonus edilizio a tempo genera un effetto positivo che viene annullato se non si prevede una adeguata gestione finale;
  • è necessario un piano degli interventi con obiettivi chiari e misurabili che non facciano “ingolfare” il settore e creare false aspettative occupazionali;
  • i bonus edilizi e il controllo dei cantieri incentivati sono l’unico modo per far emergere il lavoro irregolare;
  • i cantieri agevolati da bonus, almeno sopra certi importi, devono essere trattati al pari di un appalto pubblico;
  • occorre tempo! L’edilizia non è un comparto in cui si può andar veloce. La velocità riduce notoriamente la qualità del prodotto finito e la sicurezza dei lavoratori. Probabilmente il “principio di cassa” che vale per la totalità dei bonus edilizi utilizzati direttamente, dovrebbe essere ripensato.

Conclusioni che dovrebbero condurre verso una sola verità: il superbonus non è stato “eccezionale” né un mostro da cui scappare in fretta. L’esperienza superbonus è servita e va utilizzata per pianificare al meglio il futuro. Non tenerne conto vorrà dire ripercorrere gli stessi errori.

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