Resistenza del cappotto termico, interviene Cortexa

Le reazioni a un video che mostra un picchio "bucherellare" un muro con cappotto: il Consorzio spiega che un Sistema eseguito a regola d'arte non ha alcun problema di tenuta e durata

di Redazione tecnica - 21/06/2022

In tempi di Superbonus 110%, l’installazione del Sistema a Cappotto è uno degli interventi più richiesti in assoluto, rispondendo a quei criteri di isolamento termico ed efficientamento energetico che l’utilizzo dell’agevolazione fiscale impone. Agli entusiasti convinti, che riconoscono il ruolo fondamentale del cappotto termico nel processo di riqualificazione del patrimonio edilizio italiano e di raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, rispondono i detrattori che dubitano soprattutto della sua resistenza e durata. 

Resistenza e qualità del Cappotto termico, l'intervento di Cortexa

La questione adesso si è fatta ancora più accesa, dopo la pubblicazione di un video che sta facendo il giro della rete, in cui è ripreso un picchio che becca - e buca - un muro sul quale era stato realizzato un cappotto termico, mettendo in discussione tenuta e robustezza del sistema, oltre che la qualità dei materiali utilizzati.

Il punto è proprio questo: siamo sicuri che il cappotto in questione fosse stato installato correttamente e, soprattutto, fosse stato realizzato con materiali di qualità? Abbiamo voluto approfondire la questione interpellando direttamente Cortexa, la voce più autorevole in Italia per il Sistema di Isolamento a Cappotto, che riunisce le più importanti aziende del settore.

A intervenire, in particolare, è l’Ing. Federico Tedeschi, Coordinatore della Commissione Tecnica di Cortexa: “Premettendo che, come Cortexa, non possiamo commentare, né tantomeno giudicare, un progetto o una realizzazione che non ci è possibile analizzare da vicino, desideriamo invece sfatare la notizia fasulla che il Cappotto sia un sistema poco resistente, fornendo indicazioni sui test a cui viene sottoposto un Sistema a Cappotto e sui requisiti di qualità dello stesso”.

l test di resistenza sul Sistema a Cappotto

L’ing. Tedeschi sottolinea che un Sistema a Cappotto realizzato secondo rigorosi criteri di qualità è in grado di resistere ad aggressioni anche molto violente.È infatti importante sapere che il processo di certificazione dei sistemi ETICS, basato su test e prove molto severi e rigorosi, tiene conto di manifestazioni inaspettate e violente e dei cambiamenti climatici: la prova in camera climatica porta i sistemi a temperature oltre i 70 °C, con cicli caldo-freddo che li fanno scendere in pochi minuti sottozero, cicli di bagnatura seguiti da cicli di raffreddamento che li fanno congelare, fino a –20°C, e poi scongelare. A conclusione di tali test non devono verificarsi né crepe né distacchi. Le prove sui collanti e sull’adesione dei vari strati prevedono resistenze dell’ordine di molte tonnellate al metro quadrato, oltre ogni possibile sollecitazione provocata da un evento naturale. E i fissaggi meccanici possono essere dimensionati in funzione del carico massimo del vento, con prove di verifica anche in dimensioni reali”.

Sulla vicenda in esame, riguardante un picchio che ha scelto di “bucherellare” un cappotto per ricavarci un nido, l’ing. Tedeschi spiega che tutto dipende dalla resistenza superficiale con il quale il cappotto è stato progettato e realizzato. “Per nostra esperienza, Sistemi a Cappotto con resistenza alla perforazione di almeno 10 J, che è una resistenza “standard”, non sono di gradimento per i picchi, che non trovano agevole “beccarli”. Per aumentare le resistenze superficiali è possibile poi realizzare sistemi che non vengono perforati con urti da 20 J, o che resistono a fenomeni che difficilmente possono verificarsi, come pallate di grandine che viaggiano a 120 km/h e investono le superfici a 45 gradi di inclinazione, che corrispondono a oltre 25 J di energia, e arrivare fino a Cappotti che non subiscono danni per urti di 60 J”.

E ricorda le condizioni imprescindibili per un Sistema a Cappotto di qualità: “Tutto ciò funziona se il sistema viene fornito come kit testato e certificato da un unico produttore, quindi dotato di ETA e marcatura CE, progettato secondo quanto previsto dalla norma UNI 11715:2018 e dal Manuale Cortexa e posato a regola d’arte, preferibilmente da posatori le cui competenze siano state certificate secondo la norma UNI 11716:2018”.

Il verdetto è quindi un’assoluzione piena del Sistema a Cappotto, se realizzato a regola d’arte: materiali certificati e una posa corretta garantiscono non solo la massima efficacia da un punto di vista di isolamento termico, ma anche un’alta resistenza a urti e condizioni estreme.

© Riproduzione riservata