Superbonus 110% e cessione del credito: il comparto vuole certezze non promesse

A Roma si sono riuniti costruttori e professionisti per manifestare le problematiche connesse al blocco della cessione dei crediti edilizi

di Gianluca Oreto - 06/12/2022

Chi gliel’avrebbe mai detto? Migliaia di imprese e professionisti si sono ritrovati oggi a Roma, abbandonando i loro cantieri e il lavoro quotidiano, per manifestare in piazza (visto che i media generalisti ne parlano terribilmente troppo poco) il loro dramma connesso in parte al superbonus 110% ma soprattutto al blocco della cessione dei crediti edilizi che ormai ha cominciato ad assumere proporzioni devastanti.

La manifestazione a Roma degli edili: preoccupazione, paura e rabbia

Io posso certamente confermarvelo. Essendo stato presente in piazza ho potuto parlare con imprenditori e professionisti sempre più preoccupati per una situazione che non solo stenta a trovare una soluzione ma che sembrerebbe essersi arenata tra promesse mai mantenute e la rabbia di chi ha avuto solo il difetto di credere in una legge dello Stato.

Le parole che ho sentito dire più spesso sono “chi me l’ha fatto fare?”. Perché a maggio 2020, dopo i proclami del Governo in carica, imprese, professionisti e contribuenti si erano persuasi che sarebbe stato sufficiente applicare lo sconto in fattura per realizzare lavori di riqualificazione energetica e strutturale da pagare quasi interamente con crediti fiscali che sarebbero stati immediatamente assorbiti dal sistema.

A settembre 2021 sono poi arrivare le prime frodi che, benché riguardassero i bonus senza misure di controllo, sono riuscite a creare ad arte una nebbia intorno a tutto il sistema delle detrazioni fiscali in edilizia ed, in particolare, sul superbonus.

Le misure antifrode e il blocco della cessione

Poi sono arrivare le prima (sacrosante) misure antifrode (il D.L. n. 157/2021) che avrebbe dovuto mettere la parola “fine” alle possibilità di aggirare il meccanismo di cessione, avendo esteso le stesse misure di controllo già attive sul superbonus anche a tutti gli altri bonus edilizi.

Purtroppo da quel momento, dopo la Legge di Bilancio 2022, è cominciato un continuo lavoro di modifica diretta al meccanismo di cessione dei crediti che ha avuto un duplice effetto:

  • ridurre la capienza fiscale del sistema che avrebbe dovuto assorbire i crediti (diretti e indiretti);
  • alimentare il clima di terrore su questi bonus edilizi.

Arrivati a dicembre 2022, si ritorna a parlare di leggi di conversione di Decreti Legge che non sono riusciti neanche ad individuare il problema e di Legge di Bilancio sulla quale è chiaro non si farà nulla per il comparto dell’edilizia.

E in tutto questo via vai di comunicati stampa, chiacchiericci, audizioni e promesse, gli unici a pagare le conseguenze di questa indecisione politica sono solo imprese e professionisti, figli di un dio minore e per questo sacrificabili su un altare di cui non si conosce il colore.

Fallire per eccesso di crediti

Perché il problema reale è uno e uno solo:

  • studi e report di Enti indipendenti hanno dimostrato la sostenibilità economica del Superbonus;
  • i meccanismi di controllo per verificare l’esistenza dei crediti edilizi ci sono tutti;

cosa manca? solo la volontà politica di sbloccare la capienza fiscale dei cessionari oltre che a mettere in campo tutte le forze dello Stato per l’acquisizione di crediti fiscali relativi ad interventi sui quali decine di migliaia di imprese (le stime vanno da 40 a 60.000) pagano Ri.BA. su forniture, IVA, tasse, manodopera.

Giuseppe Conte (M5S) alla manifestazione

Ciò che mi ha fatto più pensare è stata la totale assenza delle forze politiche fatta esclusione del M5S e del loro leader Giuseppe Conte che, unitamente al deputato Agostino Santillo, ha comunque mantenuto un profilo evidentemente basso visto che rappresentano una minoranza del Parlamento.

E si torna alle parole che oggi ho sentito più spesso: “Cos’ho fatto di male per meritarmi questo?” o “Lavoro onestamente da 40 anni e adesso sto fallendo pur avendo lavorato come non mai”.

Parole che dovrebbero far riflettere...ma non solo noi che lo facciamo già da 31 mesi e 21 correttivi dopo.

Manifestazione

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