Superbonus 110% e cessione del credito: edilizia a rischio fallimento

Il Governo continua a creare crediti cedibili solo 2 volte a soggetti autorizzati. Cosa succederà quando il plafond a disposizione delle banche finirà?

di Redazione tecnica - 25/03/2022

Ci sono degli scenari particolarmente inquietanti all’orizzonte, e le tinte fosche non riguardano solo la drammatica situazione internazionale. Perché, se il decreto legge n. 21 del 21 marzo 2022, il cd. “Decreto Energia” nasce per far fronte a situazioni di emergenza contingenti, nei suoi contenuti porta anche gravi conseguenze di natura economica e nemmeno troppo a lungo termine.

Bonus edilizi e cessione del credito: imprese a rischio fallimento

Per spiegarlo, è necessario fare un passo indietro. Si parla sempre di bonus: Superbonus 110%, Ecobonus, Sismabonus. E ancora, Bonus Facciate, Bonus Casa e, appunto, il Bonus Energia. Sembra il paese dei balocchi, in cui lo Stato, magnanimo, devolve risorse in ogni settore, a tutti i contribuenti. Ma non dimentichiamo che tutte le agevolazioni sono di natura fiscale: crediti di imposta che, come vere e proprie criptovalute, passano di mano in mano.

E se questo meccanismo prima era infinito, sappiamo bene che, prima con il D.L. n. 4/2022 (Decreto Sostegni-Ter, di cui si attende a breve la conversione in legge), poi con il D.L. n. 13/2022, le regole del gioco sono cambiate: semplificando in maniera estrema, per i bonus edilizi il credito d’imposta, ad oggi, può essere ceduto solo una volta, fatta salva la possibilità di due ulteriori cessioni solo se effettuate a favore di banche e intermediari finanziari iscritti all’albo previsto dall’articolo 106 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, oppure a società appartenenti a un gruppo bancario iscritto all’albo di cui all’articolo 64 del predetto testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, oppure a imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia ai sensi del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209.

Costi energia e cessione del credito

Oggi, questo meccanismo viene riproposto in maniera assolutamente identica anche nel D.L. n. 21/2022 per le imprese energivore. Il provvedimento ha riconosciuto infatti:

  • a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l’acquisto della componente energia, un contributo straordinario, sotto forma di credito di imposta pari al 12% della spesa sostenuta per la componente energetica effettivamente jutilizzata nel secondo trimestre del 2022, qualora il prezzo della stessa, abbia subito un incremento del costo per kWh superiore al 30 per cento del corrispondente prezzo medio riferito al medesimo trimestre del 2019;
  • a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l’acquisto del gas naturale, un contributo straordinario, sotto forma di credito di imposta, pari al 20% della spesa sostenuta nel secondo trimestre del 2022, per usi energetici diversi dagli usi termoelettrici, qualora il prezzo di riferimento del gas naturale, abbia subito un incremento superiore al 30% del corrispondente prezzo medio riferito al medesimo trimestre del 2019.

Per entrambi i crediti di imposta è possibile optare per la cessione del credito alle stesse identiche condizioni previste per i bonus edilizi.

Il ruolo dei cessionari

Ma siamo sicuri che questa capienza esista? Non dimentichiamo che tantissime imprese si sono impegnate con il Superbonus 110% e con altri bonus edilizi nell’iniziare e portare a termine lavori senza sapere se vedranno mai questi soldi: le banche hanno infatti a disposizione sulle proprie piattaforme di cessione un plafond non infinito e che a breve si esaurirà, se non vi sono altri soggetti a cui poter fare riferimento per cedere il credito.

Ecco che il cane si morde la coda: non posso cedere il mio credito alla banca, non ho liquidità. Non ho liquidità, non posso pagare le bollette, allora cedo il credito su elettricità e gas. Ma a chi, se nessuno sarà più disposto a farlo? Il sistema si avvia al collasso, se non si trova una soluzione alla svelta.

I motivi di preoccupazione sono più che concreti, e la voce delle imprese cerca di farsi sentire anche dalla politica. Come sottolineato dall’on. Riccardo Fraccaro, “migliaia di imprese oggi sono a rischio fallimento perché pur avendo lavorato nella legalità, si ritrovano con il cassetto fiscale pieno di crediti e senza liquidità per poter andare avanti. Il Governo ha recepito il problema, impegnandosi vanti al Parlamento a cercare di definire un quadro normativo che permetta ulteriori cessioni per tutti i crediti generati dal Superbonus 110%, in modo da garantire il completamento dei lavori avviati”.

 

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