Superbonus 110% e CILAS: problematiche e possibili soluzioni

Con la pubblicazione in Gazzetta dell'accordo Stato-Regioni è in vigore dal 5 agosto la nuova CILA-Superbonus. Ecco problematiche e possibili soluzioni

di Pietro Francesco Nicolai - 01/09/2021

Dovendo presentare una pratica edilizia che contempla sia opere di ristrutturazione (già pratica SCIA) che opere di efficientamento energetico e di riduzione del rischio sismico (ora pratica CILAS), emergono alcuni aspetti.

Dalla SCIA alla CILAS

Se, da una traduzione letterale della modulistica CILAS, sembrerebbe possibile trasmettere le due istanze (ristrutturazione, mediante SCIA, e lavori relativi al Superbonus, mediante CILAS) in due tempi ben distinti - tramite una “integrazione” della prima pratica (SCIA) - in realtà tale approccio contravviene alla logica di completezza del primo intervento, che verrebbe a contemplare dei lavori che non possono essere compiutamente eseguiti senza la realizzazione delle restanti opere, relative all’altro intervento.

Anche se le due pratiche fossero trasmesse in tempi relativamente ravvicinati l’uno dall’altro, l’istruttore comunale, che è preposto al controllo della prima pratica (SCIA), dovrebbe evidenziare questa incongruenza e dovrebbe pertanto rigettare tale pratica già all’atto della sua presentazione. Questo approccio costringerebbe alla redazione di due distinti progetti (relazione tecnica, elaborati grafici, ecc.), uno per le opere di ristrutturazione e l’altro per le opere di efficientamento energetico e di riduzione del rischio simico, che seguirebbero i rispettivi atti autorizzativi.

I tempi di presentazione della pratica edilizia

D’altra parte, qualora venga allegato il medesimo progetto, concepito per entrambi gli interventi, per le due pratiche (SCIA e CILAS), in tempi differiti (consegna preliminare con pratica SCIA e successiva integrazione con pratica CILAS), l’istruttore comunale si troverebbe costretto a rifiutare la pratica, motivando tale rifiuto con la mancata corrispondenza delle opere dichiarate in ciascuna pratica con gli elaborati di progetto che descrivono l’opera nel suo insieme. Non è infatti possibile, per legge,  presentare una pratica che contempli dei lavori non corrispondenti all’insieme delle opere previste in progetto.

Occorre sottolineare, comunque, che tale approccio, oltre ad essere offensivo per la nostra ragione, qualora divenisse una pratica corrente, comporterebbe un notevole aggravio burocratico, che va rigettato con forza prima ancora che tale ipotesi si concretizzi.

CILA: è vera semplificazione?

La CILAS viene sbandierata come “semplificazione” quando, coloro che l’hanno ideata, per ignoranza, o in vena di propaganda governativa, hanno tralasciato degli aspetti fondamentali da tempo disciplinati dai codici legislativi urbanistici; anziché intervenire nella modifica del “testo unico edilizia”, si è pensato di lasciare tutto così com’è, trasformando un’attesa semplificazione in un’ulteriore complicazione. Era meglio, allora, lasciare tutto invariato, compresa la modulistica, ed inquadrare l’insieme dei lavori nell’atto autorizzativo di maggior valenza, che contiene implicitamente anche le opere di rilevanza minore.

La complicazione dell’ultima ora costringe così i tecnici progettisti, in forza di un’interpretazione cautelativa della legge, ad avanzare pratiche multiple per il medesimo lavoro.

Nelle more di un chiarimento ufficiale, volendo rimanere forzatamente nel rango della vigente normativa - e in parziale applicazione delle attuali distorsioni interpretative, comprese quelle delle ultime “semplificazioni” - si propone la seguente soluzione.

CILAS e pratica edilizia: una possibile soluzione

Si compila un progetto unico per entrambe le pratiche (CILA e CILAS), costituito dagli stessi elaborati tecnici; si trasmette il progetto con la SCIA e, nel medesimo istante (stessa data di consegna), si trasmette lo stesso progetto con la CILAS, trascrivendo separatamente, nei rispettivi modelli, le opere ad essi afferenti. In tal modo, le due pratiche seguono percorsi paralleli ed indipendenti, almeno dal punto di vista cronologico, pur essendo strettamente correlate tra di loro. Naturalmente tale approccio deve rinnegare la forma idiota che caratterizza l’attuale modulistica CILA “Semplificata”, riportando in auge la ricerca del lavoro produttivo e del buon senso.

Da sottolineare inoltre che, nella Conferenza unificata del Ministero della Pubblica Amministrazione, si è stabilito che, per gli interventi relativi al Superbonus, «L’elaborato progettuale da presentare consiste nella descrizione, in forma sintetica, dell’intervento da realizzare. Eventuali elaborati grafici saranno presentati soltanto se indispensabili a una più chiara e compiuta descrizione. Per gli interventi in edilizia libera, basterà una semplicissima descrizione dell’intervento nel modulo».

Mi torna in mente un fatto accaduto molti anni fa, all’università; il professore rimproverò, con veemenza, un alunno che aveva definito “piantina” una rappresentazione grafica, “in pianta”  in una esercitazione progettuale. Ricordo ancora le sue parole: “Non stiamo nel giardino di casa tua o allo zoo! Siamo seri, si chiama Pianta! Oggi si ripresenta alla mente la stessa scena di allora, soltanto che si parla di “forma sintetica” e, considerato il livello di sintesi finora raggiunto, c’è da preoccuparsi.

CILAS! Una “esse” in più e il suono cambia; ci riporta indietro nel tempo, dall’antico popolo degli Iberi alla Spagna di oggi, alla Plaza de Toros, quando gli avidi spettatori, ammassati nell’arena, al  fendente perfetto che ammazza il toro, e senza alcun rimorso, rispondono Olè!

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