Superbonus ed effetti degli incentivi fiscali: smentita l’analisi di Bankitalia

L'audizione di Cresme in V Commissione Bilancio alla Camera conferma l'impatto positivo del 110% sull'economia e sul PIL nazionale

di Redazione tecnica - 10/05/2023

Non lesina appunti sulla metodologia di analisi utilizzata per la valutazione dell'impatto economico e ambientale del Superbonus la memoria depositata da Cresme, nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia della V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei Deputati.

Valutazione dell'impatto del Superbonus su economia e mabiente: il report Cresme

Già in premessa si evidenziano le difficoltà di reperimento e di analisi dei dati, specificando che “l'iter di approvazione di una norma, in particolare quando dispone di rilevanti oneri pubblici, prevede, oltre ad una relazione tecnica, anche valutazioni dei vari organi di Stato. Insomma, la valutazione ex-ante esiste, soprattutto per verificare la copertura finanziaria dei provvedimenti, ma quando nel passato non si sono fatte adeguate analisi ex-post, anche i dossier di accompagnamento alle nuove leggi risentono di questa assenza. È esempio il caso della Relazione Tecnica di accompagnamento degli art, 119 e 121 del DL 34/2020 dove, la genericità delle stime e l'assenza di chiarezza espositiva sono oggetto di critiche anche da parte del Servizio Bilancio del Senato. [...] Con l'atterraggio del DL Rilancio e i meccanismi di cessione del credito e, soprattutto, dello sconto in fattura, il perimetro delle ritenute d'acconto nei parlanti non è più sufficiente illustrare la spesa in questo ambito. Anche l’ottimo lavoro effettuato da ENEA congiuntamente al Ministero per la Transizione Ecologica e relativo al monitoraggio delle asseverazioni protocollate all'interno del Super-Ecobonus, nonostante racconti perfettamente quello che sta accadendo per quel bonus particolare, non consente di calcolare (se non con stime e sondaggi presso il mercato) il volume di globale veicolato dagli incentivi. [...]

Pertanto l'unica istituzione oggi in grado di fornire informazioni esaustive sul successo o meno dei nuovi incentivi è l'Agenzia delle Entrate, destinataria sia delle dichiarazioni dei redditi, sia soprattutto delle comunicazioni di opzioni (detrazioni/sconto in fattura/cessione del credito d’imposta) esercitate dai contribuenti.

Effetti Superbonus: la crescita del PIL

Come evidenziato nella memoria, nel 2022 gli investimenti asseverati in Superbonus, pari allo 2,5% del PIL hanno generato il 22% della crescita dell'economia italiana e lasciato per il 2023 14 miliardi di euro di contributo alla crescita. L’anno precedente, quindi nel 2021, il Superbonus aveva generato l’8,9% della crescita con investimenti pari allo 0,9% del PIL.

Si tratta di dati che prendono in esame i conti economici nazionali contenuti nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2022 (NADEF) presentata dal Governo Draghi asSettembre 2022, e la versione rivista e aggiornata dal Governo Meloni a novembre 2022: leggendole, si può notare come il contributo alla crescita del PIL egli investimenti in Superbonus sia pari al 23% nel primo caso e al 21,6% nel secondo caso.

Il risparmio energetico complessivo ottenuto con il Superbonus

Negli ultimi 12 mesi i 49,8 miliardi di euro di spesa pubblica nel Superbonus hanno generato un risparmio energetico complessivo, calcolato attraverso i parametri MISE-ENEA e trasformato in tonnellate di petrolio equivalente, pari 0,88 MTep/anno.

Considerato che l’obiettivo attuale previsto dal PNIEC 2019 per il settore residenziale è un risparmio di 0,33 Mtep/annui, negli ultimi 12 mesi, in conseguenza dell'introduzione del Superbonus, è stato superato 2,7 volte il target annuo. In sostanza in un anno si è quasi coperto l'obiettivo triennale del PNIEC. Qualora si replicasse nel triennio 2023-2025 quanto realizzato negli ultimi 12 mesi, porterebbe il risparmio del comparto residenziale a 3,5 Mtep, superiore al target di 3,3 Mtep indicativamente pianificato dal PNIEC per il settore residenziale al 2030.

Guardando al costo della spesa per investimenti realizzato grazie al Superbonus, esso è pari a 51.570 per ogni Tep risparmiato in un anno, ossia intomo a 4,4 euro/Kwh termico, mentre quello della spesa dello Stato di 56.730 euro. È un costo importante, quindi, anche nel confronto con quanto i modelli Enea prevedevano nell'ultimo PNIE, con stime molto più basse, anche se fatte nel 2019, prima della crisi energetica e inflazionistica.

Risorse Superbonus: distribuzione tra gli attori coinvolti nella filiera

Con questa analisi si è inteso misurare come vengono utilizzate e anche (solo in parte) il ritorno alle Casse dello Stato in termini di prelievo fiscale (IVA, Ires e Irpef) e di oneri sociali.

Riarticolando la spesa pubblica di 60,5 miliardi (le detrazioni relative ai lavori asseverati fino al 31 ottobre 2022), risulta che:

  • almeno il 34% (29,4 miliardi di euro) rientra allo Stato in forma di IVA, Ires, Irpef lavoratori, contributi previdenziali e assicurativi;
  • le Banche e le Multiutilities sono remunerate per 7 miliardi: il 12% (tasso di sconto medio);
  • i Tecnici professionisti, intermediari e consulenti, al netto di tasse e contributi, sono remunerati per 7,8 miliardi (il 13%);
  • il settore dell'edilizia e impianti beneficia, al netto degli oneri fiscali e contributivi, di 25,3 miliardi (il 42%).

Interventi Superbonus: effetti sull’occupazione

Dall’analisi degli investimenti in costruzioni e degli investimenti attivati con il superbonus, emerge che:

  • nel 2021 dovrebbero essere stati attivati 242.112 occupati, dei quali 128.288 nell'attività diretta delle costruzioni;
  • nel 2022 gli occupati attivati nel complesso dovrebbero essere 587.122, dei quali 311.098 direttamente nell'attività di riqualificazione.

L'analisi dei dati forniti dall'ISTAT sugli occupati in Italia, mostra come nel 2021, rispetto all'anno pre- pandemico 2019 gli occupati in costruzioni sono cresciuti di 111mila unità e nel II Trimestre del 2022, quindi a metà anno, rispetto alla media 2021 si registra una crescita di altre 182mila unità.

Inoltre, nel 2022 rispetto al 2019 le costruzioni registrano una crescita di 293.000 occupati, i servizi una perdita di 163mila unità, l'industria una crescita di 1.000 e l'agricoltura di 11.000. In Italia rispetto al 2019 gli occupati nel complesso sono cresciuti di 144mila unità.

I dubbi sullo studio di Bankitalia sul Superbonus

Particolarmente interessante è la parte della memoria riguardante la recente analisi di Banca d'Italia, sui benefici ambientali ottenuti con l'investimento incentivato con il Superbonus e sui tempi di rientro dell'investimento iniziale finanziato con PNRR, pari a 13,95 miliardi di euro. I risultati sono stati interpretati da molti come una bocciatura degli incentivi fiscali al 110%, quando non è così.

Secondo la metodologia di analisi svolta, si giunge alla conclusione che «II superbonus non è un modo conveniente per far contrastare il cambiamento climatico. La policy raggiunge il punto di pareggio prima del 2100 solo quando si utilizza il Social Cost to Carbon (SCC) elaborato dalla German Environmental Agency (UBA) con un tasso di sconto del 2%. Anche in questo caso l'investimento iniziale totale è rimborsato solo nel 2067. In tutti gli altri casi, il valore attualizzato delle riduzioni delle emissioni fino al 2100 proveniente dal superbonus varia tra 0,27 e 4,9 miliardi di euro, ovvero tra 1,9 e 35,1 per cento dell'investimento iniziale».

Nena sua nota Banca d'Italia ricorda che non si tratta di una valutazione dell'impatto del Superbonus, ma di una analisi della sola valutazione della convenienza dell'investimento dal punto di vista ambientale. “In breve - continua lo studio - la nostra analisi suggerisce che il superbonus potrebbe valere la pena di perseguire solo nella sua forma attuale se teniamo conto dei sostanziali benefici non climatici derivanti dalla politica o se adottiamo un minimo tasso di sconto”.

Queste le considerazioni di Cresme:

  • lo studio ha come obiettivo solo la valutazione dell'impatto sulla riduzione della C02, diversamente da come ritengono in tanti non si tratta di una bocciatura della politica in toto;
  • la capacità di riduzione della C02 derivante dagli interventi finanziati con il Superbonus utilizzata dall'analisi di Bl appare inferiore a quello che è possibile stimare sulla base dei dati forniti da ENEA.

Secondo l'analisi di Banca d'Italia «il superbonus costa 13,95 miliardi di euro e dovrebbe ridurre le emissioni di 0,677 milioni di tonnellate di C02 a partire dal 2027»; inoltre Bl assume che per raggiungere questo risultato «tra il 2021 e il 2027 la riduzione delle emissioni crescerà linearmente».

Cresme evidenzia invece come i dati forniti da ENEA portano invece a dire che con i 13,95 miliardi di euro investiti con il PNRR, si risparmiano già al primo anno 0,850 milioni di tonnellate di C02. Il 25% in più di quanto considerato come base della stima da Banca d'Italia e che per raggiungere questo risultato non sia necessaria una crescita lineare costruita su sei anni, ma che l’intero risultato si raggiunge già con il primo anno.

Sul punto, Cresme ha evidenziato come la spesa in conto capitale di 13,95 miliardi di euro analizzata da BI è anticipata dai privati e poi recuperata fiscalmente se realizzata nel 2021 in cinque anni. L'analisi di Bl valuta il contributo del PNRR come investimento concentrato tutto nel primo anno, ma la spesa per lo Stato è distribuita sui diversi periodi di imposta. L'investimento è a carico del privato, che poi rientra in 5 anni dell'investimento attraverso le detrazioni fiscali. Nella valutazione dell'impatto dell'investimento bisognerebbe tener conto anche di questo.

InfineCresme ribadisce che, trattandosi di investimenti, il provvedimento ha importanti effetti «non climatici», quali l'economia generata dagli investimenti in costruzioni (canale diretto, indiretto e indotto); le maggiori entrate fiscali (saldo tra IVA, imposte sui redditi e minori entrate dalla riduzione dei consumi elettrici); i maggiori consumi dovuti ai risparmi economici delle famiglie; gli impatti allargati su ricchezza delle famiglie, mercato immobiliare, benefici socio-economici delle opere di riqualificazione.

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