Superbonus: senza la cessione è una misura per ricchi!

Il Report Enea aggiornato a maggio 2023 conferma la riduzione degli investimenti in Superbonus. Motivazioni e possibili soluzioni

di Gianluca Oreto - 12/06/2023

"Truffe per 9 miliardi. Saniamo una situazione fuori controllo o non avremmo avuto fondi per la manovra". "Il Superbonus continua a generare 3 miliardi di redditi al mese cioè se la lasciassimo fino a fine anno non avremmo i soldi per fare la finanziaria". Sono alcune delle dichiarazioni arrivate dalle forze di maggioranza quando è stato approvato il Decreto Legge n. 11/2023 (Decreto Cessioni). Dichiarazioni che lasciavano intendere (neanche tanto velatamente) l'intenzione di porre un freno (o un muro) alle possibilità di utilizzo delle detrazioni fiscali del 110% (superbonus) previste dall'art. 119 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).

Superbonus: lo studio dei Commercialisti

Dichiarazioni che si sono pesantemente scontrate con l'ultimo studio del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti, alla cui elaborazione ha contribuito il dott. Enrico Zanetti, Consigliere del Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.

Uno studio che, prendendo come riferimento i dati elaborati dall'ISTAT e quelli presentati in audizione dalle strutture tecniche del MEF, ha stimato un costo netto per lo Stato sul Superbonus 110% nettamente inferiore all’incremento del Pil. Secondo Zanetti il superbonus 110% sarebbe stata comunque una misura straordinaria prevista in un momento storico particolare (la pandemia) però insostenibile per periodi più ampi e che per questo motivo correttamente bloccata dal Decreto Cessioni, ribattezzato per l'occasione in "Decreto blocca opzioni”.

In effetti a partire dal 17 febbraio 2023 le possibilità di utilizzare il meccanismo delle opzioni alternative di cui all'art. 121 del Decreto Rilancio (il principale artefice del successo di tutti i bonus edilizi nel biennio 2020-2022) sono state ridotte a pochissimi casi.

I numeri di Enea

A seguito del blocco della cessione, gli effetti sul superbonus sono stati immediati come dimostrato negli ultimi 2 report pubblicati da Enea. L'ultimo report aggiornato al 31 maggio 2023, in linea con il precedente di aprile, dimostra come l'appeal del superbonus si sia considerevolmente ridotto.

Post Decreto Legge n. 77/2021 (Decreto Semplificazioni), ovvero il provvedimento normativo che prevedendo la CILAS e la deroga alla decadenza del bonus in presenza di abusi edilizi ha messo il turbo alle detrazioni fiscali del 110%, e fino a marzo 2023 si viaggiava sulla media dei:

  • 20.000 edifici riqualificati al mese;
  • 3,7 miliardi di euro di investimenti complessivi al mese.

Post "Decreto blocca opzioni" i numeri sono vertiginosamente crollati passando a:

  • poco più di 8.000 edifici riqualificati negli ultimi due mesi (ovvero circa 4.000 al mese);
  • 4,3 miliardi di investimenti complessivi (ovvero 2,1 miliardi al mese).

Il perché del crollo

La motivazioni alle base del crollo dei numeri è evidente e riguarda proprio il Decreto Legge n. 11/2023 che, bloccando le possibilità di utilizzo dello sconto in fattura e della cessione del credito, ha inciso fortemente sui soggetti privi contemporaneamente:

  • della capacità economica di spesa (o di accesso ad un prestito);
  • della capienza economica necessaria per portare in detrazione le spese ammissibili.

Bloccando il meccanismo di cessione, la scelta è stata quella non solo di ridurre la spesa in questa misura ma anche mantenere l'incentivo per quei soggetti che probabilmente potrebbero riqualificare la propria abitazione senza alcun incentivo fiscale. Ricordiamo, infatti, che gli stessi dati Enea registrano un investimento medio per le unifamiliari e le u.i. indipendenti che oscilla tra 96.450 euro e 113.982 euro. Troppo per chi vive solo di stipendio o pensione.

Esodati del Superbonus in attesa di soluzione

Ma come dico sempre: sulle scelte per il futuro, ogni Governo ha il diritto di indirizzare il Paese come meglio crede. Ciò che lascia perplessi è aver parlato del D.L. n. 11/2023 e della sua legge di conversione come la soluzione ai mali generati dal precedente blocco della cessione dei crediti edilizi su cui ancora oggi si parla, discute e proclama senza alcun effetto significativo sulle tasche degli italiani,

Un blocco che ha radici lontane e tante colpe che possono essere così riassunte:

  • tutto parte dalla campagna mediatica avviata a settembre 2021 contro le frodi del Superbonus (che poi si è scoperto fossero quasi inesistenti);
  • poi arriva la pubblicazione del (sacrosanto) Decreto-Legge 11 novembre 2021, n. 157 (Decreto anti-frode) abrogato dalla Legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Legge di Bilancio 2022) ma in vigore dal 12 novembre al 31 dicembre 2021 che ha posto degli obblighi dall'oggi al domani dimenticando che i tempi dell'edilizia sono incompatibili con quelli dei provvedimenti d'urgenza.
  • quindi si è tornati con la barzelletta delle frodi sul superbonus che ha condotto al primo provvedimento dopo il quale è andato tutto a rotoli: il Decreto-Legge 27 gennaio 2022, n. 4 (Decreto Sostegni-ter) che ha liquidato troppo frettolosamente il meccanismo di cessione senza alcuna cura per i lavori e contratti in corso;
  • dal Decreto Sostegni-ter è stato continuo susseguirsi di nuovi provvedimenti di urgenza che hanno provato inutilmente ad allargare le possibilità di cessione senza pensare di intervenire su una delle problematiche più importanti rilevata a giugno 2022 dalla Corte dei Conti e a ottobre dello stesso anno da 5 sentenze della Corte di Cassazione: il sequestro preventivo del credito ceduto che ad oggi sembrerebbe stia bloccando molti istituti bancari.

Tutti microinterventi che hanno contribuito ad inasprire il clima di terrore e sfiducia nei confronti del meccanismo di cessione che si è irrimediabilmente bloccato senza che Governo e Parlamento siano intervenuti per tenere fede agli impegni presi e tutelare le imprese, i professionisti e i contribuenti che hanno avuto l'ardire di credere in una misura che oggi non esiste più.

Eppure la soluzione potrebbe essere semplice e il Governo dovrebbe saperlo. Esiste un copioso numero di società partecipate che ogni anno versa all'erario miliardi di euro di tasse, che potrebbe essere "svegliato" per acquistare (a seguito di corretto audit) i crediti di chi oggi vive un dramma sociale, umano ed economico.

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