Caro RUP, ci fai o ci sei?
Criticità, responsabilità e prospettive di riforma per trasformare il ruolo del RUP in una funzione organizzativa stabile e qualificata nella Pubblica Amministrazione
Il titolo provocatorio non deve trarre in inganno il lettore. Questa riflessione non vuole in alcun modo offendere la sensibilità delle centinaia di migliaia di funzionari e dirigenti pubblici che, dal 1994 a oggi, hanno svolto il ruolo di Responsabile Unico del Procedimento prima, e del Progetto ora. Si tratta di un pensiero che nasce dalla costante frequentazione di un patrimonio umano impegnato, con grande sacrificio, a contribuire allo sviluppo dello Stato — in tutte le sue articolazioni — e alla realizzazione dell’interesse generale.
La nomina del RUP
Ogni giorno, il responsabile di una stazione appaltante, ossia di un ente, ufficio o organo dotato del potere di spesa e di manifestare la volontà contrattuale, procede alla nomina di un RUP incaricato di seguire il contratto dalla programmazione fino all’esecuzione. La persona designata ricoprirà il ruolo di RUP fino al termine del ciclo di vita del contratto e, con ogni probabilità, verrà nuovamente coinvolta per futuri approvvigionamenti.
Tuttavia, il contratto di lavoro di quel dipendente non prevede l’attività contrattuale come mansione principale. Così, ad esempio, un dirigente scolastico dovrebbe occuparsi di didattica, ma finisce per trascorrere gran parte del tempo tra CIG e MEPA. Allo stesso modo, nel settore sanitario, i farmacisti si occupano di forniture di medicinali, quando in realtà il loro ruolo professionale sarebbe quello di fornire informazioni sull’uso corretto dei farmaci.
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