Dal Four Freedoms Park di New York alla Villa Deliella di Palermo

All'apice di una straordinaria carriera, integralmente votata all'arte e dunque all'architettura, l'architetto Americano di origini estoni, Louis I. Kahn, va...

di Danilo Maniscalco - 28/07/2016

All'apice di una straordinaria carriera, integralmente votata all'arte e dunque all'architettura, l'architetto Americano di origini estoni, Louis I. Kahn, vantava commesse in tutto il mondo, Stati Uniti, Israele, Italia, Africa, India, Bangladesh: progetti, impressioni sulla carta, risposte a bisogni in divenire, studi, congelati nel loro stato di indefinizione all'atto della morte, avvenuta improvvisamente il 7 marzo 1974 alla Central Station di Newyork, di ritorno dalla città di Dakka dove aveva firmato il progetto del Parlamento che non avrà mai la possibilità di veder ultimato.

Sono tanti i progetti che, morto Kahn, trovarono realizzazione malgrado quell'assenza forzata, pochi quelli mai più ultimati, uno, il più emblematico, il Four Freedoms Park di New York, è stato realizzato dalla carta, quella disegnata della mano del maestro, con un progetto contemporaneo che ha trovato le risposte ai problemi del cantiere ed è stato inaugurato, festeggiato, nella primavera del 2013 a quarant'anni dalla morte del grande maestro.

I newyorchesi avrebbero potuto sostenere che il progetto datato di Kahn fosse destinato alla sola polvere d'archivio e garantirsi la prestigiosa firma di una delle tante archistar disponibili sul mercato, ma la scelta è ricaduta sul riconoscimento dell'assoluto valore di ciò che un maestro dona come testamento spirituale alla comunità, al suo senso estetico accordato con il cosmo, all'opera d'arte integrale.

Ci sono voluti quattro decenni ma il valore positivamente espresso dall'Architettura, quel filo comune che lega l'acropoli di Atene, le Piramidi, il Colosseo, il Gugghenheim, è ancora una volta venuto fuori per portare stupore.

Villa Deliella di Ernesto Basile a Palermo possiede un destino possibile analogo alla coraggiosa scelta per il Four Freedom Park di New York.

Realizzata su progetto di un grande maestro indiscusso, la villa, costruita a fondale di piazza Crispi e demolita in pochi giorni nell'inverno nel 1959, ha l'occasione di tornare oggi a rivivere perché i tempi sono maturi, la nostra consapevolezza del bello è puntuale, ci siamo emancipati dalla visione di degrado come destino tipica del Gattopardo, siamo alla ricerca di una immagine che non può più esser rappresentata dal vetusto cliché Palermo-mafia ma, alla stregua di Barcellona con Antony Gaudí, di Vienna con Otto Wagner, vuole cominciare ad esprimersi sotto la luce rinnovata di una icona urbana all'altezza della più importante capitale del Liberty europeo, quale è pronta a tornare a essere, quale fu nella prima metà dello scorso secolo, quando gli sciacalli stazionavano solo negli incubi.

Un risarcimento all'inadeguatezza manifestata allora e palesata nella mancata tutela e salvaguardia del patrimonio culturale locale, un ponte tra il passato glorioso della città "tutto porto" ed un futuro che, tutto ancora da riscrivere, affondi le radici nella unicità dei nostri tesori sopravvissuti ai continui saccheggi e alla incuria.

Da quella demolizione e dalla conseguente perdita di innocenza di una intera comunità, cominciò il declino del sacco edilizio dell'asse Lima-Ciancimino-Colletti bianchi e la caduta verso il basso dell'uomo miserabile, capace di vivere tra la peste e la fame, la follia del sangue per le strade e quella grande, grande bruttezza.

Tutto sedimentato tra il chiacchiericcio del "si poteva fare qualcosa" ed il rumore di ruspe e martelli pneumatici.

Sparuti incostanti sprazzi di bellezza abbandonati alla volgarità di gesti barbarici, dell'alzheimer culturale, dell'impossibilità sostenuta nel vincere quella inerzia tipica di chi continua a preferire a nuove soluzioni al passo con la quale è pronta a tornare a essere contemporaneità, il degrado e lo squallore, fisici e morali, di un parcheggio con autolavaggio.

Alla bellezza assoluta del tratto sinuoso tipico del modernismo, l'imbarazzante selva di cartelloni pubblicitari privi del più banale senso estetico.

Possiamo arrenderci?
Possiamo davvero immaginare un reale riscatto morale se continuiamo a intessere, come comunità, compromessi con il periodo marcio del sacco di Palermo?Mafia, società e storia locale, bellezza e bruttezza sono in questa città commiste e funzionali e in questo luglio, tornano alla mente le parole di Paolo Borsellino, "quel fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale e della contiguità", parole pesanti come macigni, ma pronte a camminare ancora determinate verso un cambiamento reale.

Villa Deliella è già rinata, lo ripetiamo da nove mesi, vi aspettiamo a Novembre, il 28, per fare il punto della situazione e mostrare il cambiamento in maniera tangibile!

A cura di Arch. Giulia Argiroffi
Arch. Andrea Liguori
Arch. Simona Lomolino
Arch. Danilo Maniscalco

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