Fotovoltaico, le Associazioni di categoria contestano la costituzionalità del Decreto Rinnovabili

Nonostante l'eliminazione del tetto di 8mila MW dal testo originario del decreto legislativo che recepisce la direttiva europea 2009/28, sulla promozione del...

07/03/2011
Nonostante l'eliminazione del tetto di 8mila MW dal testo originario del decreto legislativo che recepisce la direttiva europea 2009/28, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, e nonostante l'iniziale soddisfazione da parte di alcune associazioni e categorie professionali (leggi news), APER, Assosolare, Asso Energie Future e Gifi, le associazioni di categoria che rappresentano la quasi totalità del settore fotovoltaico, hanno contestato la costituzionalità del decreto e lanciato un appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano perché non firmi il decreto legislativo che getta il settore delle rinnovabili nell'incertezza, aprendo la strada a una crisi che non si fermerà alle aziende del fotovoltaico e dell'eolico.

In particolare, è stato evidenziato come il Terzo Conto energia emanato con decreto ministeriale 6 agosto 2010 prevedeva una serie di incentivi per tutti gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio al 31 dicembre 2013 e dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, le imprese del settore, confidando su questo provvedimento normativo, hanno richiesto (e per la maggior parte già ottenuto) le autorizzazioni amministrative per la costruzione e l'esercizio degli impianti, investito le proprie risorse professionali e finanziarie, contratto mutui e obbligazioni con gli istituti di credito, assunto impegni contrattuali con i proprietari dei terreni, i costruttori degli impianti e i fornitori dei materiali. Le imprese del settore (e gli istituti di credito che hanno erogato i finanziamenti) hanno riposto completamente il loro legittimo affidamento sulla fissazione, da parte del legislatore, del termine del 31 dicembre 2013.

L'art. 25, commi 9 e 10 dello schema di decreto legislativo, inserito repentinamente negli ultimi giorni, riduce il termine per beneficiare degli incentivi prevedendo che gli stessi saranno erogati agli impianti fotovoltaici che si allacceranno alla rete entro il 31 maggio 2011, in tal modo anticipando notevolmente il termine del 31 dicembre 2013.
Così facendo, il legislatore non ha tenuto in debito conto l'affidamento riposto in buona fede dagli operatori privati nel decreto ministeriale 6 agosto 2010, né gli impegni contrattuali che gli operatori hanno assunto nei confronti delle altre imprese. Questa violazione dell'affidamento, dal punto di vista economico, determinerà gravissimi danni al settore delle energie rinnovabili e a tutte le imprese coinvolte nella filiera. Questi danni economici, a loro volta, si rifletteranno nella seconda metà del 2011 in gravi perturbazioni sociali, a causa della riduzione del personale delle imprese del settore, nonché nell'insorgenza di un elevatissimo contenzioso con i fornitori, gli istituti di credito e lo Stato.

Come evidenziato in una nota inviata alla stampa, "Lo Schema di Decreto Legislativo nel testo adottato dal Consiglio dei Ministri è palesemente illegittimo sotto il profilo costituzionale in quanto viola uno dei principi cardine del nostro ordinamento giuridico che è la certezza del diritto e la tutela dell'affidamento ed è in contrasto altresì con le norme internazionali della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. Inoltre è un atto arbitrario del Governo senza l'intesa delle Regioni che si sono pronunciate su un testo sostanzialmente da quello approvato dal Consiglio dei Ministri. Sono state inoltre violate le prerogative parlamentari e, in particolare, la delega conferita al Governo. In altre parole il governo ha adottato un testo con finalità opposte a quelle fissate dal Legislatore". Queste le prime parole di Pietro Pacchione, consigliere delegato di APER, associazione che raccoglie 480 imprese operanti nel settore delle rinnovabili.

"So che già molte migliaia di messaggi stanno arrivando al sito e ai fax del Quirinale per chiedere di fermare oggi il decreto, prima che centinaia di piccole imprese vadano a gambe all'aria: già numero istituti di credito hanno fatto sapere che in queste condizioni, i finanziamenti necessari alle aziende e alle famiglie per installare un pannello fotovoltaico sono stati bloccati. Non si può giocare con la vita 150.000 lavoratori", lo ha dichiarato Massimo Sapienza, presidente di Asso Energie Future in rappresentanza di 40 importanti aziende che lavorano esclusivamente nell'ambito delle rinnovabili.

Secondo Gianni Chianetta, presidente di Assosolare, associazione che raccoglie circa 90 imprese del settore, "la scelta del governo è stata irresponsabile, probabilmente non si rende ancora conto delle conseguenze economiche e sociali. Il vuoto normativo nel quale ci troviamo ha bloccato i cantieri in corso e quelli che stavano per partire. A breve si vedranno anche i drammatici effetti sull'occupazione e sulle imprese, in primis quelle italiane. Il costo in bolletta non giustifica un simile colpo di mano che non ha tenuto conto del parere delle camere. Gli italiani pagano l'1,6% per il fotovoltaico contro l'8% dei tedeschi. Assosolare da mesi ha dialogato bene con il governo e tantissimi senatori e parlamentari che oggi sono contrari a quanto deliberato e farà valere le proprie ragioni nelle sedi opportune".

Infine, Valerio Natalizia, presidente di Gifi ha chiarito che "il decreto come approvato determina sin da subito effetti pesantemente negativi quali il ricorso immediato alla cassa integrazione straordinaria (stimabile in oltre 10.000 unità direttamente impegnate nel settore), il blocco degli investimenti per i prossimi mesi di oltre 40 MLD di euro, il blocco delle assunzioni e la perdita di qualificati posti di lavoro. Inoltre subiranno un blocco immediato gli ordinativi già in corso per un valore di circa 8 MLD di euro e i contratti già stipulati per circa 20 MLD di euro. Tutti gli investitori nazionali ed internazionali si sono fermati attendendo la pubblicazione di un nuovo sistema incentivante".

Le Associazioni, riunite su un solo fronte nell'appello al Capo dello Stato affinché non firmi il decreto, viziato da diversi elementi di incostituzionalità, hanno inoltre confermato la volontà di percorrere tutte le strade giuridiche e istituzionali per sensibilizzare sul tema i soggetti decisori. Non escludendo pertanto azioni legali direttamente presso le istituzioni europee.

Si allega la lettera inviata dalle associazioni al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

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