Cambio di destinazione d’uso e monetizzazione: interviene il Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato conferma la legittimità della richiesta comunale di monetizzazione degli standard urbanistici anche in presenza di SCIA.
Quali sono i limiti dell’autonomia comunale nel disciplinare i cambi di destinazione d’uso? È legittimo subordinare una SCIA alla monetizzazione di standard urbanistici anche in ambito urbanizzato? E come si coordinano le norme statali, regionali e comunali in materia urbanistica?
Cambio di destinazione d’uso e monetizzazione: la sentenza del Consiglio di Stato
A queste domande ha risposto il Consiglio di Stato con la sentenza n. 2414 del 24 marzo 2025 che conferma la possibilità per i Comuni di subordinare i cambi di destinazione d’uso urbanisticamente rilevanti al reperimento (o alla monetizzazione) degli standard urbanistici, anche in presenza di SCIA.
Il caso oggetto della contesa riguarda un intervento edilizio finalizzato al cambio d’uso da produttivo a direzionale di un edificio esistente, mediante opere interne e modifiche prospettiche conformi al piano di governo del territorio vigente. L’amministrazione comunale, riscontrando un incremento della dotazione di standard richiesti (dal 20% al 100% della superficie lorda di pavimento, SLP), ha chiesto la monetizzazione della differenza, pari all’80% della SLP.
Contro tale richiesta è stato presentato ricorso, sostenendo che, nel caso in esame, il cambio di destinazione d’uso non avrebbe configurato una trasformazione urbanisticamente rilevante e, di conseguenza, non avrebbe comportato l’obbligo di corresponsione di alcun onere per il passaggio da produttivo a terziario. Questo in base all’art. 23-ter, comma 1-bis, del d.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia) – introdotto dalla Legge n. 105/2024 di conversione del D.L. n. 69/2024 (Salva Casa) – e all’art. 51 (Disciplina urbanistica) della Legge n. 12/2005 della Regione Lombardia.
Documenti Allegati
Sentenza Consiglio di Stato 24 marzo 2025, n. 2414IL NOTIZIOMETRO