Classificazione Superbonus e Bonus facciate: il Governo proponga un piano credibile

Dopo la riclassificazione dei due principali bonus edilizi, il CNI chiede di avviare un dibattito costruttivo su come proseguire in futuro

di Gianluca Oreto - 02/03/2023

La riclassificazione "europea" operata da ISTAT sui principali bonus edilizi (superbonus e bonus facciate) sarà l'argomento delle prossime settimane su cui Governo e Parlamento dovranno avviare un serio confronto per pianificare il futuro del comparto delle costruzioni.

Edilizia e bonus

Una discussione che dovrà necessariamente avviarsi con le "parti sociali" interessate e prendere in considerazione i numeri sviluppati almeno nell'ultimo decennio in cui è emersa una verità che non potrà essere trascurata: l'edilizia senza incentivi fiscali non solo non si muove, ma preferisce restare "sommersa".

Da oltre un decennio, tra vincoli e politiche nazionali, i numeri sviluppati dal comparto dell'edilizia sono concentrati nell'ambito degli interventi di recupero, restauro e riqualificazione. Numeri che aumentano e diminuiscono con i diversi bonus fiscali che, soprattutto da qualche anno, sono riusciti a influenzare le dinamiche del settore (qualcuno li ha definiti una droga, qualcun altro una soluzione ad una pressione fiscale che non da tregua e disincentiva gli investimenti).

Nella discussione non potranno mancare i vincoli che presto arriveranno dall'Unione Europea che con la direttiva Green imporrà ai Paesi membri una forte stretta sull'efficienza energetica (e quindi i consumi) del patrimonio immobiliare.

La classificazione dei bonus edilizi

Ma ciò che sicuramente non potrà essere trascurata è la nuova classificazione dei bonus edilizi che alla luce di alcuni nuovi criteri inseriti nel Manual on Government Deficit and Debt (MGDD), a partire dal 2020 sono considerati "crediti pagabili". Cosa significa?

Il Sistema Europeo di Contabilità Nazionale (SEC) distingue i crediti fiscali tra:

  • pagabili, quando il maggior credito a fronte di un debito minore viene corrisposto a titolo di rimborso da parte dello Stato;
  • non pagabili, quando il maggior credito a fronte di un debito minore viene perso dal contribuente.

Una differenza che secondo l'Unione Europea non cambia il deficit ma solo il momento in cui contabilizzare le minori entrate:

  • nel caso dei crediti pagabili, le minori entrate vanno contabilizzate a bilancio nel momento in cui si matura il diritto alla detrazione;
  • nel caso dei crediti non pagabili, invece, le minori entrate vanno contabilizzate anno per anno.

Attenzione: faccio una considerazione che finora non ha fatto (stranamente) nessuno:

  • se il credito è pagabile, è chiaro che il suo valore andrà sempre contabilizzato al 100% del suo importo;
  • ma se il credito è non pagabile, parte di questo può andar perso e quindi la sua contabilizzazione a bilancio può arrivare ad un valore massimo del 100% ma può risultare anche inferiore.

Esempio pratico e incongruenza

Faccio un esempio pratico. Se un credito di 1 milione di euro viene considerato pagabile:

  • lo Stato lo deve rimborsare se non viene utilizzato in compensazione da chi lo detiene;
  • lo Stato inserirà a Bilancio 1 milione di euro di minori entrate nell'anno in cui viene maturato.

Se lo stesso credito di 1 milione di euro viene considerato non pagabile:

  • lo Stato NON lo deve rimborsare se non viene utilizzato in compensazione da chi lo detiene;
  • lo Stato inserirà a Bilancio 1 milione di euro di minori entrate dividendo questo importo per il numero di anni in cui il credito stesso viene utilizzato in compensazione.

Secondo la recente audizione al Senato del dott. Luca Ascoli, direttore delle statistiche di finanza pubblica di Eurostat, il deficit non cambierebbe negli anni. Ciò che cambierebbe (secondo il direttore Ascoli) è solo il momento in cui contabilizzare la spesa.

A questo punto però emerge una prima grande incongruenza. Se il credito è non pagabile, lo Stato lo potrà contabilizzare solo dopo che il contribuente lo utilizza. Ma, visto che è appunto non pagabile, è chiaro che parte di questo potrà andare perduto.

Da ciò ne deriverebbe completamente falsa, oltre che priva delle più semplici basi matematiche e stastistiche, la considerazione del dott. Ascoli sul deficit. Se il credito è pagabile o non pagabile, gli effetti sul deficit ci sono eccome e riguardano:

  • sia il momento in cui contabilizzare le minori entrate;
  • sia il loro totale che nel caso di credito non pagabile "può" essere inferiore.

Effetti della pagabilità del credito

Ma volendo considerare che ISTAT abbia riclassificato i bonus edilizi come "pagabili", ne dovrebbe discendere che il problema dei crediti incagliati non esisterebbe proprio perché professionisti, imprese e famiglie, annualmente dovrebbero ricevere un rimborso da parte dello Stato per quella quota di credito non utilizzata in compensazione.

Ed è proprio quello che ha affermato l'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) a cui è seguito il commento di Angelo Perrini, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri. "Preso atto che i più recenti dati di contabilità nazionale - afferma Perrini - confermano un consistente incremento dell’indebitamento netto dello Stato, anche a causa delle ingenti spese per i bonus per l’edilizia, sarebbe auspicabile mettere da parte ogni polemica, condividere le preoccupazioni del Governo e chiedere, però nel contempo, di avviare un programma che chiarisca a quali condizioni il Paese è disposto a ristrutturare e rigenerare il patrimonio edilizio anche rispondendo alle richieste avanzate in sede Europea. E’ arrivato il momento di mettere da parte ogni stima, posizioni contrapposte e polemiche di vario genere in materia di rigenerazione del patrimonio edilizio e di scoprire le carte; le Istituzioni chiariscano se e cosa intendono fare nel medio-lungo periodo, perché, al di là delle opinioni contrastanti, la partita sul risanamento energetico degli edifici chiama in gioco gli interessi stessi del Paese in materia di politica ambientale, di prevenzione del rischio e di corretto utilizzo di risorse energetiche che, come abbiamo constatato negli ultimi mesi, sono ormai da considerarsi risorse scarse”.

Interessanti anche le parole di Giuseppe Maria Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI. "Sui bonus per l’edilizia - afferma Margiotta - in questi due anni si è detto tutto ed il contrario di tutto. Prendiamo atto e condividiamo le preoccupazioni del Governo sull’eccesso di indebitamento determinato dalla spesa per incentivi per l’edilizia, anche se i recenti dati di contabilità nazionale dell’Istat descrivono una situazione tutt’altro che facile da comprendere. Quale sia stato il contributo dei bonus ad un deficit dell’8% è intuibile, ma non è stato esplicitato. I dati, tra l’altro, mostrano che a fronte di una spesa consistente vi è stato un incremento consistente del gettito fiscale che a nostro avviso ha almeno in parte mitigato l’impatto bonus per l’edilizia, la cui efficacia dovrebbe essere misurata non solo in termini di indebitamento netto, ma in termini di risparmio energetico prodotto, di rivalutazione degli immobili, di minore impatto sull’ambiente, di effetti moltiplicativi prodotti sull’economia nazionale, di impatto positivo sull’occupazione. Abbiamo compreso che questi aspetti, al momento, interessano a pochi o forse non interessano a nessuno. Mettiamo da parte ogni polemica e a questo punto capiamo se il Governo e le istituzioni hanno o avranno a breve, sul tema dell’efficientamento energetico, almeno una road map chiara, tecnicamente percorribile, fosse anche quella di porre fine a questa strategia di risanamento energetico degli edifici, perché non c’è cosa peggiore che sprecare preziose risorse pubbliche a causa di incertezza normativa e continui cambi di rotta, come avvenuto negli ultimi due anni”.

© Riproduzione riservata