Impresa fuggitiva e perdita del Superbonus: come provare il danno?

Due recenti sentenze spiegano che il risarcimento del danno è dovuto solo se il committente prova il nesso tra il comportamento della ditta e il mancato accesso della detrazione. Fondamentale produrre una perizia tecnica che ne stimi anche l’ammontare

di Cristian Angeli - 15/01/2024

Ho sottoscritto nel 2022 un contratto d'appalto per l’esecuzione di lavori agevolabili (in teoria) mediante Superbonus, con una ditta che, dopo aver incassato l'acconto e iniziato i lavori, ha abbandonato il cantiere.

Mi trovo così ad aver subito un danno per oltre 100.000 euro, dati dalla somma dell'acconto versato, pari a 20.000 euro, e dell'importo dei lavori non fatti, pari a 80.000.

Poco prima della scadenza del Superbonus 110% (31 dicembre 2023) ho scritto all’impresa una raccomandata, su consiglio del mio tecnico, comunicando la risoluzione del contratto d'appalto per inadempimento e quantificando il danno suddetto. Inoltre, li ho avvisati che se entro pochi giorni non mi avessero rimborsato l'intera somma gli avrei fatto causa. Loro in risposta mi hanno scritto che il danno “non è assolutamente provato”.

Come posso fare per vedere riconosciuti i miei diritti?

L’esperto risponde: mancato superbonus

La spiacevole situazione in cui si trova il gentile lettore non è, purtroppo, così rara. In molti casi, vuoi per ragioni di liquidità vuoi per altri motivi, le imprese incaricate di realizzare gli interventi di efficientamento energetico o miglioramento sismico che possono accedere alla detrazione del Superbonus hanno abbandonato il cantiere. Il committente, così, non solo resta con opere a metà (magari già pagate) ma rischia di perdere la possibilità di beneficiare del Superbonus, soprattutto se ci si trova a ridosso delle date superate le quali la sua aliquota scende.

Nella delicatezza delle pratiche edilizie che prevedono l’accesso a detrazioni un ruolo cruciale è svolto infatti dall’impresa esecutrice, perché dal suo corretto adempimento non dipende solo la realizzazione delle opere a regola d’arte, ma anche la possibilità per il committente di ottenere effettivamente il risparmio fiscale sperato. Secondo logica, dunque, se l’impresa fa perdere un bonus, è innegabile che il proprietario dell’immobile subisca un danno, almeno in termini di perdita di chance.

Eppure, la situazione non è così semplice come ce la si potrebbe immaginare, e due recenti sentenze accendono i fari sulla necessità di provare dal punto di vista tecnico in che modo il comportamento dell’impresa ha comportato la perdita della detrazione, nonché l’ammontare dei danni subiti.

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