Professione costruttore edile: tutte le critiche alla proposta di legge
FINCO interviene sulla proposta di legge per la disciplina dell’accesso all’attività imprenditoriale nel settore dell’edilizia: necessario escludere i settori non direttamente attinenti
Le osservazioni: no ad applicazioni improprie della norma
La critica principale mossa alla proposta di legge è l’ampiezza del campo di applicazione previsto all’articolo 2 della proposta di legge, che non si limita alle imprese edili in senso stretto, ma si estende a realtà che, pur operando in contesti legati al cantiere, non rientrano nel comparto dell’edilizia tradizionale.
Il problema del CCNL
L’assenza di un criterio oggettivo e semplice – come l’adesione al CCNL Edilizia (industria o artigianato) – viene ritenuta fonte di confusione e di potenziali storture.
In particolare, il rischio concreto è che imprese specialistiche, come quelle attive nella carpenteria metallica, nel restauro BBCC, negli impianti complessi o nella prefabbricazione off-site, vengano costrette a:
- seguire percorsi formativi edili, organizzati da enti bilaterali del settore edilizio;
- iscriversi a sezioni speciali presso le Camere di Commercio;
- sottostare a sistemi premiali e di verifica pensati per imprese con caratteristiche organizzative profondamente diverse.
L'inclusione delle OS2-A
L’articolo 2-b del disegno di legge richiama esplicitamente le opere specialistiche OS2-A, ovvero quelle relative al restauro di beni culturali mobili e superfici decorate.
Questo inserimento viene definito da FINCO “non condivisibile”, in quanto:
- penalizzerebbe imprese altamente qualificate con profili tecnici e formativi differenti;
- comprometterebbe la peculiarità contrattuale di un settore che non applica il CCNL edilizia, ma uno specifico contratto;
- creerebbe incomprensioni applicative e vincoli dove finora ha prevalso un sistema di alta specializzazione e qualità.
La costituzione di sezioni speciali presso le Camere di Commercio
Altro passaggio particolarmente critico è l’art. 3 della proposta, che prevede l’istituzione di sezioni speciali per l’edilizia all’interno delle Camere di Commercio.
Secondo FINCO, questa scelta:
- non semplifica ma, al contrario, introduce ulteriori oneri burocratici;
- rischia di alimentare banche dati concepite più per il controllo incrociato con le Casse Edili che per favorire l’efficienza del sistema;
- utilizza infrastrutture pubbliche (Camere di Commercio) a beneficio di enti privati legati a una specifica rappresentanza datoriale, con conseguenze distorsive.
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