Professione costruttore edile: tutte le critiche alla proposta di legge
FINCO interviene sulla proposta di legge per la disciplina dell’accesso all’attività imprenditoriale nel settore dell’edilizia: necessario escludere i settori non direttamente attinenti
La proposta: modificare la norma e restringere il campo di applicazione
La posizione della Federazione è chiara: disciplinare una professione è utile, ma trasformare l’intero ecosistema produttivo in “settore edile” è un errore.
Il mondo delle costruzioni si sta evolvendo verso logiche industriali e specialistiche. Processi off-site, prefabbricazione, progettazione integrata (BIM), restauro specialistico e infrastrutture tecnologiche sono ormai parte integrante del costruire contemporaneo, ma non coincidono con l’edilizia tradizionale.
Forzare queste realtà in una cornice normativa pensata per imprese diverse per struttura, rischi, competenze e contratti di lavoro, significa compromettere:
- la qualità del lavoro;
- la razionalità organizzativa;
- e persino la sicurezza nei cantieri, come dimostrato dal basso tasso di sinistrosità in comparti come il restauro BBCC.
L’auspicio di FINCO è che la proposta venga rivista in modo da delimitare in modo netto e inequivocabile il campo di applicazione della norma, escludendo le imprese non aderenti al CCNL edilizia dal perimetro della regolazione.
In questo modo si eviterebbero aggravi burocratici non giustificati, imponendo per esempio percorsi formativi e adempimenti incoerenti a realtà imprenditoriali che, pur operando nell’ambito delle costruzioni, non possono essere considerate edili.
Quello a cui invita la Federazione è quindi un approccio realistico, selettivo e bilanciato, fondato su criteri contrattuali e settoriali, evitando un appiattimento normativo che rischierebbe di frenare, anziché valorizzare, le competenze e l’innovazione del mondo delle costruzioni specialistiche.
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