Direttiva Green: definire subito il piano di ristrutturazione

L’analisi del Centro Studi CNI: il tempo a disposizione per operare è poco, necessario individuare linee di intervento e finanziamento

di Redazione tecnica - 20/03/2024

All’indomani dell’approvazione del Parlamento Europeo della Direttiva EPBD, si iniziano a fare i conti sul numero di edifici che saranno coinvolti nel processo di riqualificazione energetica e sui costi che bisognerà sostenere per gli interventi. Ma, soprattutto, si iniziano a pensare alle soluzioni possibili, alla luce degli obiettivi fissati e della necessità di realizzare un piano di ristrutturazione entro la fine del 2025.

Direttiva Green: le sfide da affrontare

Una sfida complessa che, come sottolinea il Centro studi CNI, sebbene il testo definitivo della Direttiva abbia notevolmente ammorbidito la versione iniziale, con soluzioni anche di compromesso, richiederà al Paese capacità tecnica, visione e volontà politica in eguale misura.

“La Direttiva Europea EPBD, così come di recente approvata dal Parlamento Europeo – afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI - rappresenta un passo in avanti rispetto al testo originario e crea le premesse per affrontare in modo più credibile la questione dell’efficientamento energetico di un patrimonio edilizio ormai vetusto, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa. Non possiamo negare che siano in atto cambiamenti climatici poco favorevoli e che dobbiamo provare a contrastare il fenomeno anche agendo sul parco edilizio. Occorre ovviamente intervenire in modo graduale ed essere anche realisti: tutto subito è materialmente e economicamente impossibile. Crediamo che i principi stabiliti nella Direttiva siano un buon punto di partenza soprattutto perché si consente ai singoli Stati di trovare la combinazione di strumenti e tecnologie per raggiungere degli obiettivi comuni. Occorre da subito iniziare a definire un metodo di lavoro che porti al Piano nazionale di ristrutturazione. Il Consiglio Nazionale intende mettere a disposizione le proprie competenze tecniche per contribuire ad una sfida così importante e chiediamo da subito una interlocuzione con il Governo”.

Abbiamo di fronte una sfida importante – aggiunge Remo Giulio Vaudano, Vice Presidente Vicario del CNI -e siamo convinti di quanto sia importante il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei consumi energetici legati al patrimonio edilizio nei tempi stabiliti. Perché questo avvenga occorre individuare con esattezza il campo di azione e poi definire un mix di interventi di ristrutturazione profonda e di efficientamento energetico a seconda dello stato degli edifici. Serve un quadro chiaro del patrimonio edilizio esistente e per quanto si disponga di alcune informazioni di dettaglio queste non sono assolutamente sufficienti per mettere in piedi un piano così complesso come l’Europa chiede. Non possiamo permetterci di sbagliare. Un secondo aspetto che intendiamo sottolineare è che non potremo procedere all’efficientamento energetico disgiuntamente da quello strutturale e antisismico. Inoltre, il messaggio che il Consiglio Nazionale degli Ingegneri intende lanciare con forza è che il Governo non dovrebbe attendere l’approvazione della Direttiva EPBD da parte del Consiglio UE, ma dovrebbe sin da ora iniziare ad attivare una sorta di “cantiere” che porti alla predisposizione del Piano nazionale di ristrutturazione. Se pensiamo che si tratti di un piano di massima, questa volta abbiamo proprio sbagliato. Sarà una prova estremamente difficile ma il nostro Paese ha le competenze per elaborarlo. Infine, come CNI, auspichiamo che le Istituzioni predispongano un piano finanziario che renda fattibile uno sforzo così consistente, prevedendo certamente l’impegno anche dei proprietari di immobili, evitando però cambi continui delle regole di finanziamento che avrebbero, in questo caso, effetti rovinosi”.

Il carico posto su ciascun Paese e direttamente sulle famiglie proprietarie di immobili è consistente, considerato anche che dal 2025 non sarà possibile usufruire di incentivi per le caldaie a combustibili fossili, mentre rimarranno incentivabili i sistemi di riscaldamento ibridi (caldaie e pompe di calore).

Tra le misure più importanti:

  • una riduzione dei consumi energetici degli edifici pari al 16% nel 2030, considerando come anno di inizio il 2020, per attestarsi ad una riduzione del 20-22% al 2035, intervenendo sia con nuove costruzioni ad impatto zero che, soprattutto, attraverso opere di ristrutturazione di edifici esistenti;
  • emissione “zero” di combustibili fossili per gli edifici pubblici di nuova costruzione dal 2028 e per tutte le altre tipologie di nuovi edifici dal 2030;
  • la redazione entro il 2025 di un Piano nazionale di ristrutturazione con il quale ciascuno Stato membro ndividui l’esatto percorso e le metodologie di intervento finalizzate a raggiungere il taglio dei consumi energetici derivanti da fonti fossili.

Sullo sfondo, spiega il Consiglio Nazionale, restano molti aspetti essenziali da chiarire e soprattutto fondamentali questioni di metodo da definire. Vediamoli punto per punto.

 

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