Proroga Superbonus 110% tra vittimismo e disinformazione

Le possibilità di proroga del superbonus 110% tra numeri reali, aspettative, dichiarazioni più o meno condivisibili e vittimismo

di Gianluca Oreto - 20/11/2023

Arrivati a novembre inoltrato le possibilità di proroga per il superbonus 110% sono ormai limitate a soli due provvedimenti: la legge di conversione del Decreto-Legge n. 145/2023 (Decreto Anticipi), in scadenza il 17 dicembre 2023, e la Legge di Bilancio per il 2024, verosimilmente in Gazzetta Ufficiale gli ultimi giorni di dicembre.

Superbonus 110%: l’orizzonte temporale

La discussione è tutta focalizzata sulle risorse a disposizione dello Stato dopo che nel corso di questi tre anni e mezzo si sono investiti oltre 100 miliardi di euro nel solo superbonus 110%, senza alcuna progettualità o pianificazione della spesa. Chi ha seguito l’andamento degli articoli 119 e 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) è consapevole di quanto poco raziocinio abbia avuto questa misura fiscale su cui nel corso del tempo tutte le forze parlamentari hanno sempre trovato una convergenza per allungarne le tempistiche.

Un orizzonte temporale progressivamente allungato dai seguenti provvedimenti:

  • dalla Legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Legge di Bilancio 2021);
  • dal Decreto-Legge 6 maggio 2021, n. 59 convertito con modificazioni dalla Legge 1 luglio 2021, n. 101;
  • dal Decreto-Legge 31 maggio 2021, n. 77 (Decreto Semplificazioni-bis o Governance PNRR) convertito con modificazioni dalla Legge 29 luglio 2021, n. 108;
  • dalla Legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Legge di Bilancio 2022);
  • dal Decreto-Legge 21 giugno 2022 n. 73 (Decreto Semplificazioni fiscali), convertito con modificazioni dalla Legge 4 agosto 2022, n. 122 (modifiche arrivate dopo la conversione in legge);
  • dal Decreto Legge 18 novembre 2022, n. 176 (Decreto Aiuti-quater) convertito con modificazioni dalla Legge 13 gennaio 2023, n. 6;
  • dalla Legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Legge di Bilancio 2023);
  • dal Decreto-Legge 1 giugno 2023, n. 61 (Decreto Alluvioni) convertito con modificazioni dalla Legge 31 luglio 2023, n. 100;
  • dal Decreto Legge 10 agosto 2023, n. 104 (Decreto Asset) convertito con modificazioni dalla Legge 9 ottobre 2023, n. 136.

Il primo emanato dal Governo Conte II, i successivi 6 dal Governo Draghi (che ha anche il “merito” di aver previsto nel nostro ordinamento la CILAS e le deroghe all’art. 49 del d.P.R. n. 380/2001 che ha fatto esplodere il numero degli interventi agevolati dal bonus 110%) e gli ultimi 7 dal Governo Meloni, che in realtà si è preoccupato più di limitare le possibilità di bonus riducendone l’aliquota fiscale e disponendo una proroga solo per i territori alluvionati e per le unifamiliari, allineandone la scadenza a quella dei condomini (che però a partire dall’1 gennaio 2024 potranno utilizzare il superbonus 70%).

Superbonus 110%: costo o investimento?

Nel corso di questo orizzonte temporale non sono mancati gli attacchi a questa misura con considerazioni che spesso sono andate oltre la realtà dei fatti. Mentre non vi è dubbio che questa detrazione e il meccanismo delle opzioni alternative abbiano peccato della loro “pessima” formulazione iniziale piena di buchi e inesattezze che hanno prestato il fianco ad attacchi di ogni tipo, affermare che sia stato un disastro economico non è certamente vero.

A confermarlo nel corso del tempo ci hanno pensato diversi enti e associazioni tra le quali Nomisma, Censis, Ance, Centro Studi CNI, Federcepicostruzioni, Cresme e Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

A ottobre 2022 il Cresme, sulla base dei 60,5 miliari di spesa pubblica, aveva rilevato che:

  • almeno il 34% (20,4 mld) rientra allo Stato in forma di IVA, Ires, Irpef lavoratori, contributi previdenziali e assicurativi;
  • le banche e le multiutilities sono remunerate per 7 miliardi: il 12% (tasso di sconto medio);
  • i tecnici professionisti, intermediari e consulenti, al netto di tasse e contributi, sono remunerati per 7,8 miliardi (il 13%);
  • il settore dell’edilizia e impianti beneficia, al netto degli oneri fiscali e contributivi, di 25,3 miliardi (il 42%).

Superbonus 110%: i nuovi dati del Cresme

Questi dati sono stati recentemente aggiornati dal Cresme al 30 settembre 2023 (97 miliardi di investimenti ammessi a detrazione) che ha ripartito la spesa nel seguente modo:

  • il 34% (33 mld) sono rientrati o rientreranno allo Stato in tributi;
  • il 13% (12,6 mld) sono andati alle banche per l’intermediazione finanziaria e l’utilizzo delle opzioni alternative;
  • il 13% (12,6 mld) ai tecnici;
  • il 40% (38,8 mld) al comparto delle costruzioni.

Non male per una misura definita nel peggiore dei modi che certamente non è esente di criticità sulle quali si potrebbe partire per la redazione di un testo unico delle detrazioni fiscali in edilizia, accompagnato (magari) da una nuova normativa edilizia che privilegi (davvero) gli interventi di manutenzione, ristrutturazione e recupero del patrimonio edilizio esistente.

Conclusioni

Dati alla mano, dunque, è chiaro che alla luce delle problematiche connesse al blocco della cessione non dovrebbe esserci alcun motivo per non concedere più tempo per la chiusura dei cantieri in corso. È anche chiaro che un Governo serio dovrebbe mettere punto a queste continue proroghe che portano le parti coinvolte a chiedere sempre di più. Se esistono delle scadenze dovrebbero essere rispettate, altrimenti accade come quando si costruiva senza regole certi che sarebbe arrivato un nuovo condono a sanare tutto.

Chi ha avviato un cantiere a luglio 2023, per quale motivo dovrebbe volere e ottenere una proroga se già era consapevole della scadenza del 31 dicembre 2023? Le vittime di questa misura non sono certamente loro ed i tempi dell’edilizia (chi lavora in questo ambito) avrebbe dovuto conoscerli bene.

Allo stesso tempo è chiaro che chi ha avviato un intervento sulla base di regole differenti e ha dovuto sospendere il cantiere a causa del blocco della cessione, per quale motivo dovrebbe essere penalizzato? Oggi lo Stato ha il dovere di non far fallire decine di migliaia di imprese oltre che evitare l’esaurimento nervoso (ed economico) dei contribuenti che hanno creduto in questa misura. Non farlo significherebbe davvero il tracollo per l’economia italiana e questo si che potrebbe essere definito “disastro”.

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