Revisione prezzi: il Consiglio di Stato sui limiti dell’equilibrio contrattuale
Revisione prezzi negli appalti pubblici: i limiti applicativi dell’art. 106 del d.lgs. 50/2016 secondo il Consiglio di Stato
Come evitare che l’indice di variazione dei prezzi per le famiglie di operai e impiegati (“indice FOI” generico, senza tabacchi) diventi un moltiplicatore automatico dei corrispettivi negli appalti pubblici? Quando una clausola di revisione può legittimare una variazione del prezzo? E quali sono i confini operativi dell’art. 106 del D.Lgs. n. 50/2016 (il “vecchio” Codice dei Contratti)?
Revisione prezzi ed equilibrio contrattuale: la sentenza del Consiglio di Stato
In un contesto normativo complesso e stratificato, in cui l’equilibrio economico dei contratti pubblici è sottoposto a tensioni continue dovute alla volatilità dei mercati, la revisione dei prezzi rappresenta uno strumento delicato, la cui applicazione deve rimanere ancorata a principi di sostanzialità e trasparenza.
L’argomento è stato oggetto di una interessante pronuncia del Consiglio di Stato (sentenza n. 3787/2025), intervenuta in modo puntuale e chiarificatore, che ha riaffermato i confini applicativi dell’art. 106 del D.Lgs. n. 50/2016 in tema di revisione dei corrispettivi contrattuali.
La vicenda giudiziaria nasce dal contenzioso tra un’amministrazione comunale e un operatore economico, a seguito della richiesta dell’appaltatore di applicare il 100% dell’indice FOI sull’intero corrispettivo annuo di un contratto di servizi ambientali. L’Amministrazione, invece, ha ritenuto corretto applicare l’indice solo alle voci che avevano registrato un effettivo incremento nel biennio 2021–2022.
A fronte di un aumento effettivo dei costi pari a circa 160.000 euro, l’applicazione dell’indice sull’intero importo del canone (oltre 10 milioni di euro) avrebbe comportato una liquidazione aggiuntiva di 640.000 euro, con un evidente squilibrio del sinallagma contrattuale.
Documenti Allegati
Sentenza Consiglio di Stato 5 maggio 2025, n. 3787IL NOTIZIOMETRO