Revisione prezzi: il Consiglio di Stato sui limiti dell’equilibrio contrattuale

Revisione prezzi negli appalti pubblici: i limiti applicativi dell’art. 106 del d.lgs. 50/2016 secondo il Consiglio di Stato

di Redazione tecnica - 08/05/2025

Come evitare che l’indice di variazione dei prezzi per le famiglie di operai e impiegati (“indice FOI” generico, senza tabacchi) diventi un moltiplicatore automatico dei corrispettivi negli appalti pubblici? Quando una clausola di revisione può legittimare una variazione del prezzo? E quali sono i confini operativi dell’art. 106 del D.Lgs. n. 50/2016 (il “vecchio” Codice dei Contratti)?

Revisione prezzi ed equilibrio contrattuale: la sentenza del Consiglio di Stato

In un contesto normativo complesso e stratificato, in cui l’equilibrio economico dei contratti pubblici è sottoposto a tensioni continue dovute alla volatilità dei mercati, la revisione dei prezzi rappresenta uno strumento delicato, la cui applicazione deve rimanere ancorata a principi di sostanzialità e trasparenza.

L’argomento è stato oggetto di una interessante pronuncia del Consiglio di Stato (sentenza n. 3787/2025), intervenuta in modo puntuale e chiarificatore, che ha riaffermato i confini applicativi dell’art. 106 del D.Lgs. n. 50/2016 in tema di revisione dei corrispettivi contrattuali.

La vicenda giudiziaria nasce dal contenzioso tra un’amministrazione comunale e un operatore economico, a seguito della richiesta dell’appaltatore di applicare il 100% dell’indice FOI sull’intero corrispettivo annuo di un contratto di servizi ambientali. L’Amministrazione, invece, ha ritenuto corretto applicare l’indice solo alle voci che avevano registrato un effettivo incremento nel biennio 2021–2022.

A fronte di un aumento effettivo dei costi pari a circa 160.000 euro, l’applicazione dell’indice sull’intero importo del canone (oltre 10 milioni di euro) avrebbe comportato una liquidazione aggiuntiva di 640.000 euro, con un evidente squilibrio del sinallagma contrattuale.

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