Sanatoria paesaggistica e condono edilizio: le conseguenze del parere tardivo della Soprintendenza

In caso di parere reso oltre i termini, il Comune non può limitarsi a recepire il provvedimento per relationem. La conferma in una nuova sentenza del TAR

di Redazione tecnica - 06/05/2025

Condono e autorizzazione paesaggistica in sanatoria: no al silenzio assenso

Oltre alle norme previste dal Codice dei Beni Culturali, il TAR ha anche ricordato due principi chiave in materia di sanatoria paeaggistica ai fini del condono:

  • il silenzio assenso tra amministrazioni ai sensi dell’art. 17-bis della Legge n. 241/1990 non trova applicazione, in quanto nei procedimenti paesaggistici - compreso l’accertamento di compatibilità paesaggistica postuma - la Soprintendenza è chiamata ad esprimere un parere nell’ambito dell’istruttoria, non in qualità di amministrazione procedente. Ne consegue che il silenzio assenso non si forma, ma ciò non salva il parere tardivo dalla perdita di efficacia vincolante;
  • il diniego del Comune è illegittimo quando erroneamente qualifica come vincolante un parere tardivo e motiva il provvedimento esclusivamente per relationem, senza alcuna autonoma valutazione del progetto in relazione allo stato dei luoghi o al contesto paesaggistico.

La sentenza del TAR

Nel caso in esame, l’Amministrazione non ha quindi applicato il proprio potere valutativo, adottando un atto privo di motivazione sostanziale. Come ribadito dalla giurisprudenza amministrativa, il parere tardivo può essere preso in considerazione, ma non determina vincoli decisori e deve essere oggetto di un’espressa e ragionata adesione da parte dell’ente locale.

Il TAR evidenzia anche il principio di autoresponsabilità procedimentale: il Comune, pur potendo condividere il parere ministeriale, deve esplicitare le ragioni per cui aderisce alle sue conclusioni, verificando l’effettiva incompatibilità dell’opera con il contesto.

Il ricorso è stato quindi accolto, con conseguente annullamento del provvedimento di diniego di autorizzazione paesaggistica e fatta salva la doverosa riedizione del potere, tenendo conto dei seguenti punti:

  • il parere tardivo della Soprintendenza può essere valutato ma non è più vincolante;
  • il Comune non può limitarsi a recepirlo per relationem, ma deve fornire una motivazione specifica, in assenza della quale il provvedimento di diniego è illegittimo.
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