Superbonus: le verità nascoste di cui nessuno parla

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha giustificato le nuove strette sul superbonus, parlando di un buco per le casse dello Stato

di Gianluca Oreto - 02/04/2024

Nel 2023 il Pil è cresciuto dello 0,9%. Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 3,9% nelle costruzioni e dell’1,6% nelle attività dei servizi. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche misurato in rapporto al Pil è stato pari a -7,2%, a fronte del -8,6% nel 2022.

PIL e indebitamento delle AP - anno 2023

Sono questi i principali dati che sono stati registrati da ISTAT nel suo consueto rapporto “PIL e indebitamento delle AP - anno 2023”, da cui si evince che, nonostante tutto, nel 2023 l’economia italiana ha continuato a crescere dello 0,9%, in decelerazione rispetto al 2022 (4,0%).

Ma, allora, di cosa parla il Ministro dell’Economia e delle Finanza, Giancarlo Giorgetti, quando parla di un “buco creato dal Superbonus”? Certamente il riferimento è alle emissioni di detrazioni che, almeno fino al 29 febbraio 2024, secondo l’ultimo Report Enea sul solo super ecobonus, hanno “cubato” oltre 114 miliardi di euro.

Una quantità di detrazioni mai vista, sulla quale si stenta ancora a comprendere quali siano stati i benefici in termini economici, occupazionali, ambientali ed energetici, e che, a causa della riclassificazione voluta da Eurostat e da ISTAT, è stata inserita a bilancio negli stessi anni in cui i bonus sono stati generati (senza cioè essere “spalmati” negli anni di compensazione).

Le analisi sul Superbonus

Ciò che appare curioso (almeno per chi scrive) è che nonostante le analisi di Nomisma, Censis, Ance, Centro Studi CNI, Federcepicostruzioni, Fondazione Nazionale dei Commercialisti e Cresme, che hanno provato a comprendere e definire gli effetti sistemici del superbonus e della cessione del credito, subito prima la pubblicazione di un nuovo provvedimento emergenziale arriva sempre qualche dichiarazione o analisi contro queste misure.

Pochi giorni prima la pubblicazione del Decreto Legge 29 marzo 2024, n. 39, è arrivata l’analisi “Post mortem per il Superbonus: extra deficit, extra debito e rallentamento in atto nel settore delle costruzioni”, realizzata dall'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani che ha evidenziato:

  • lo “straordinario” extra deficit del 2023 rispetto alla previsione delle Nadef (39 miliardi di euro, 1,8% del Pil);
  • gli effetti recessivi sull’economia dovuti alla fine del Superbonus.

Il commento di Federcepicostruzioni

Una pubblicazione che ha enfatizzato alcuni dati, tenendo nascosste tante verità come evidenziato da Antonio Lombardi, Presidente Nazionale Federcepicostruzioni che ha riportato tutti i dati positivi rilevati da ISTAT e che, di fatto, certificherebbero gli effetti espansivi del Superbonus.

Di seguito i principali numeri estrapolati dal Presidente di Federcepicostruzioni dall’ultimo report di ISTAT:

  • nel 2023 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 2.085.376 milioni di euro correnti, con un aumento del 6,2% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è cresciuto dello 0,9%;
  • dal lato della domanda interna nel 2023 si registra, in termini di volume, un incremento del 4,7% degli investimenti fissi lordi e dell’1,2% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le importazioni di beni e servizi sono scese dello 0,5% e le esportazioni sono cresciute dello 0,2%;
  • la domanda nazionale al netto delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla dinamica del Pil, rispettivamente per 2,0 e 0,3 punti percentuali, mentre l’apporto della variazione delle scorte è stato negativo per 1,3 punti;
  • il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 3,9% nelle costruzioni e dell’1,6% nelle attività dei servizi. Si rilevano contrazioni del 2,5% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’1,1% nell’industria in senso stretto;
  • l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -7,2%, a fronte del -8,6% nel 2022;
  • il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -3,4% (-4,3% nel 2022).

Nel 2023 - leggiamo nel comunicato stampa di ISTAT - l’economia italiana ha registrato una crescita dello 0,9%, in decelerazione rispetto al 2022 (4,0%). La crescita è stata principalmente stimolata dalla domanda nazionale al netto delle scorte, con un contributo di pari entità di consumi e investimenti. La domanda estera netta ha fornito un apporto lievemente positivo, mentre è stato negativo quello della variazione delle scorte. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite nelle costruzioni e in molti comparti del terziario, mentre ha subìto contrazioni in agricoltura e nel complesso delle attività estrattive, manifatturiere e nelle altre attività industriali. Il rapporto tra l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche e il Pil ha registrato un miglioramento rispetto al 2022, con una pressione fiscale rimasta invariata. La riduzione della spesa per interessi si riflette in un miglioramento del saldo primario”.

Quindi? Dov’è questo buco?” chiede il Presidente di Federcepicostruzioni Antoniio Lombardi.

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