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Elementi essenziali dell’affidamento diretto: mancata verifica e falso ideologico

La Corte di Cassazione ribadisce la responsabilità del RUP per le attestazioni implicite contenute nella determina di affidamento diretto, anche in caso di mancata verifica della pregressa esperienza dell’operatore

di Pier Luigi Girlando - 01/07/2025

Conclusioni

Con l’entrata in vigore del “nuovo” Codice dei contratti viene inaugurata una stagione all’insegna del risultato – che diventa il fine, laddove la concorrenza è lo strumento per perseguirlo – e da una rinnovata fiducia che in concreto assume forma grazie all’aumento dei poteri discrezionali in capo ai pubblici funzionari.  Esempi di questa “discrezionalità 2.0.” li troviamo nei principi di auto organizzazione amministrativa, così come nella possibilità di adottare procedure che non sono fondate sulla concorrenza bensì su modelli di amministrazione condivisa nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale. Ma anche in una sorta di “invito/obbligo”, da parte del legislatore, ad adottare procedure semplificate in luogo di quelle ordinarie, laddove gli importi ridotti lo prevedano. E ancora, nella facoltà di ricorrere a subprocedimenti di verifica dei requisiti derogatori come quello previsto dal summenzionato art. 52.

Nondimeno, tali meccanismi di semplificazione – pur rappresentando una deroga alle norme di dettaglio previste per il sopra soglia – non consentono l’integrale abbattimento delle disposizioni di principio ne dovrebbero consentire l’adozione di atti privi di contenuto verificabile. Invero, se da una parte il potenziamento dell’esercizio dei poteri discrezionali rappresenta uno strumento per velocizzare e rilanciare il settore dei contratti pubblici, dall’altra tale discrezionalità comporta (dovrebbe comportare) proprio una maggiore prudenza e attenzione nel suo utilizzo.

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