Cambio di destinazione d’uso e carico urbanistico: servono sempre nuovi standard?

Il Consiglio di Stato chiarisce che il ripristino di una destinazione d’uso originaria non comporta aggravio di carico urbanistico né l’obbligo di reperire nuovi standard

di Redazione tecnica - 11/06/2025

I rilievi del Consiglio di Stato

Nel caso esaminato, il Consiglio di Stato ha affermato che:

  • il ritorno della struttura a destinazione turistico-ricettiva non rappresenta un nuovo carico urbanistico, ma un ripristino della funzione originaria storicamente insediata nell’edificio;
  • non si determinano quindi incrementi di flussi, standard o impatti superiori rispetto alla precedente destinazione a uso pubblico;
  • di conseguenza, non è necessario reperire nuovi standard urbanistici oltre a quelli già assicurati in sede di progettazione.

In sostanza, il passaggio argomentativo chiave della sentenza è che il concetto di carico urbanistico deve essere valutato in modo sostanziale e non meramente formale. Non ogni cambio di destinazione d’uso implica automaticamente un aggravio. Soprattutto quando il nuovo uso:

  • ripristina una funzione compatibile e già prevista dagli strumenti urbanistici;
  • non comporta un incremento significativo di presenze, traffico, domanda di servizi rispetto all’uso precedente;
  • non è giustificata l’imposizione di nuovi oneri in termini di standard o dotazioni pubbliche.
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