Ordine di demolizione, piani di recupero e condono edilizio: interviene il TAR
Il TAR Lazio ribadisce che i piani di recupero non sanano automaticamente gli abusi edilizi e che dopo la domanda di condono è vietato completare o ampliare l’immobile. Ecco i principi da conoscere per evitare nuove sanzioni.
Conclusioni
Questa sentenza conferma, una volta di più, che i margini di azione del tecnico e del privato in presenza di abusi edilizi sono limitati e regolati da principi rigorosi:
- non è possibile affidarsi alla futura adozione di piani di recupero per sanare automaticamente abusi pregressi;
- non è consentito eseguire lavori dopo la presentazione della domanda di condono: ogni intervento successivo rischia di compromettere l’esito del procedimento e legittimare nuove sanzioni;
- il principio di proporzionalità non può essere invocato per “salvare” opere abusive in presenza di un ordine di demolizione vincolato.
Un quadro che richiama, ancora una volta, la necessità per i professionisti tecnici di operare con estrema attenzione e di informare correttamente i propri clienti sui limiti oggettivi della sanatoria edilizia.
Come sempre, la sentenza ribadisce che serve un approccio chiaro e realistico: la legislazione edilizia non consente scorciatoie né affidamenti su future, ipotetiche possibilità di recupero. E proprio per questo sarebbe quanto mai utile – anche alla luce delle recenti modifiche introdotte dal DL Salva Casa – lavorare a una riforma organica e coerente del Testo Unico Edilizia, che restituisca certezze operative ai tecnici e alla stessa Pubblica Amministrazione. Un lavoro di sistema, che eviti di scaricare sul contenzioso amministrativo la gestione di situazioni non chiaramente disciplinate.
Documenti Allegati
Sentenza TAR Lazio 14 aprile 2025, n. 7286IL NOTIZIOMETRO