Ordine di demolizione, piani di recupero e condono edilizio: interviene il TAR

Il TAR Lazio ribadisce che i piani di recupero non sanano automaticamente gli abusi edilizi e che dopo la domanda di condono è vietato completare o ampliare l’immobile. Ecco i principi da conoscere per evitare nuove sanzioni.

di Redazione tecnica - 09/06/2025

Conclusioni

Questa sentenza conferma, una volta di più, che i margini di azione del tecnico e del privato in presenza di abusi edilizi sono limitati e regolati da principi rigorosi:

  • non è possibile affidarsi alla futura adozione di piani di recupero per sanare automaticamente abusi pregressi;
  • non è consentito eseguire lavori dopo la presentazione della domanda di condono: ogni intervento successivo rischia di compromettere l’esito del procedimento e legittimare nuove sanzioni;
  • il principio di proporzionalità non può essere invocato per “salvare” opere abusive in presenza di un ordine di demolizione vincolato.

Un quadro che richiama, ancora una volta, la necessità per i professionisti tecnici di operare con estrema attenzione e di informare correttamente i propri clienti sui limiti oggettivi della sanatoria edilizia.

Come sempre, la sentenza ribadisce che serve un approccio chiaro e realistico: la legislazione edilizia non consente scorciatoie né affidamenti su future, ipotetiche possibilità di recupero. E proprio per questo sarebbe quanto mai utile – anche alla luce delle recenti modifiche introdotte dal DL Salva Casa – lavorare a una riforma organica e coerente del Testo Unico Edilizia, che restituisca certezze operative ai tecnici e alla stessa Pubblica Amministrazione. Un lavoro di sistema, che eviti di scaricare sul contenzioso amministrativo la gestione di situazioni non chiaramente disciplinate.

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