Stato legittimo e responsabilità dell’abuso: il TAR ribadisce i limiti dell’autotutela urbanistica

Onere probatorio in capo al privato, irrilevanza delle tolleranze atomistiche e limiti alla demolizione: cosa insegna la sentenza del TAR Lazio

di Redazione tecnica - 31/05/2025

Chi deve dimostrare lo stato legittimo di un immobile? Fino a che punto le tolleranze edilizie possono “coprire” un abuso parziale senza minare l’equilibrio del territorio?

Stato legittimo e responsabilità dell’abuso: la sentenza del TAR

Sono domande che ogni tecnico si pone quando si trova a gestire situazioni complesse, stratificate nel tempo, dove si intrecciano titoli edilizi assenti, difformità mai sanate e silenzi amministrativi che alimentano l’ambiguità. A fornire una risposta netta è il TAR Lazio che, con la sentenza n. 10321/2025, ha affrontato un caso emblematico, utile per chiarire alcuni punti chiave su onere della prova, natura delle tolleranze, limiti alla demolizione e responsabilità del soggetto coinvolto.

Nel dettaglio, il ricorso era stato proposto da un privato avverso l’ordinanza comunale di demolizione di alcune opere edilizie eseguite – secondo l’Amministrazione – in assenza di titolo abilitativo. Il fabbricato in questione, parte di un più ampio corpo immobiliare a destinazione residenziale, era stato interessato da interventi consistenti nell’ampliamento e nella sopraelevazione di porzioni strutturali, eseguiti in epoca risalente e successivamente “coperti” da una SCIA riferita ad altri lavori di manutenzione straordinaria.

Il Comune, nel riesaminare lo stato dei luoghi a seguito di un esposto, ha accertato che tali opere non erano riconducibili ad alcun titolo abilitativo valido e ha disposto la demolizione delle parti non conformi. Da qui il contenzioso, con il ricorrente che ha sostenuto l’illegittimità dell’ordinanza per violazione del principio di proporzionalità e per mancata valutazione delle circostanze fattuali, comprese le conseguenze strutturali della demolizione.

Il giudice ha rigettato il ricorso, ma nel farlo ha sviluppato una motivazione ampia e articolata, affrontando quattro temi centrali – lo stato legittimo, le tolleranze, la praticabilità della restitutio in pristino e la responsabilità soggettiva – che rendono questa pronuncia un importante punto di riferimento per chi opera nel settore edilizio.

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