Appalti pubblici e contenziosi: come prevenirli con ADR e progettazione efficace

Il nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. n. 36/2023) valorizza strumenti alternativi di risoluzione delle controversie e digitalizzazione per ridurre il contenzioso negli appalti

di Pietro Grosso - 27/05/2025

Digitalizzazione e formazione: gli strumenti organizzativi

La trasformazione digitale rappresenta oggi un asse strategico imprescindibile per l’efficientamento della contrattualistica pubblica. Il nuovo Codice dei contratti pubblici, adottato con D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, assegna alla digitalizzazione un ruolo centrale e sistemico. In particolare, l’articolo 19 istituisce il principio del ciclo di vita digitale del contratto pubblico, stabilendo che tutte le fasi dell’affidamento e dell’esecuzione dei contratti – dalla programmazione alla progettazione, dalla pubblicazione alla stipula, fino al collaudo – devono avvenire mediante strumenti digitali interoperabili e tracciabili.

L’obiettivo non è meramente tecnologico, ma risponde a un’esigenza sostanziale di trasparenza, semplificazione, controllo e tempestività. L’intero procedimento amministrativo si evolve in un sistema di dati strutturati, nativamente digitali, che permettono non solo una gestione più efficiente, ma anche il controllo in tempo reale delle informazioni da parte di soggetti pubblici e privati, nel rispetto del principio della fiducia sancito all’art. 2 del Codice. La digitalizzazione, dunque, rafforza la dimensione relazionale e collaborativa dell’amministrazione, rendendo ogni azione verificabile, documentabile e accessibile secondo criteri di responsabilità e accountability.

L’implementazione del ciclo digitale si traduce in benefici concreti: la tracciabilità delle operazioni consente una maggiore affidabilità documentale e limita fenomeni patologici; la trasparenza migliora l’accesso alle informazioni da parte degli operatori economici e della cittadinanza; l’efficienza si manifesta nella riduzione dei tempi procedimentali e nella standardizzazione delle attività; infine, la disponibilità immediata di dati e metadati riduce sensibilmente il contenzioso e potenzia la capacità amministrativa.

Per rendere effettiva tale rivoluzione, il legislatore ha previsto un apparato organizzativo e funzionale adeguato. Le stazioni appaltanti e gli enti concedenti devono dotarsi di piattaforme digitali certificate, conformi ai requisiti di interoperabilità con la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP), gestita da ANAC. Il fascicolo virtuale dell’operatore economico (FVOE), anch’esso informatizzato, rappresenta uno strumento essenziale per la verifica dei requisiti e delle cause di esclusione ai sensi degli artt. 94 e seguenti. Analogamente, l’utilizzo del registro digitale delle riserve, obbligatorio in fase esecutiva, garantisce trasparenza e tempestività nella gestione delle riserve e dei rilievi dell’esecutore, con valore legale e probatorio.

Tuttavia, la digitalizzazione non può prescindere da un investimento strutturale nella formazione del personale. L’Allegato I.2, che disciplina le attività e i requisiti del Responsabile Unico del Progetto (RUP), impone una formazione continua e specialistica per tutte le figure coinvolte nel ciclo dell’appalto. In particolare, si stabilisce che il RUP, per esercitare correttamente le proprie funzioni, debba essere in possesso di “competenze coerenti con la natura del contratto” e debba aggiornarsi periodicamente, secondo quanto previsto anche dall’art. 15, comma 7 del Codice.

Ciò implica la necessità per le amministrazioni pubbliche di adottare programmi di aggiornamento permanente per RUP, progettisti, direttori dei lavori, direttori dell’esecuzione e componenti delle commissioni giudicatrici. Non si tratta soltanto di adempiere a un obbligo formale, ma di dotarsi di un personale consapevole, competente e in grado di gestire strumenti digitali complessi, interagendo in modo efficace con il sistema nazionale di procurement.

L’efficacia del modello digitale si misura infatti nella capacità delle persone di interpretare, governare e utilizzare le piattaforme, nonché di inserire, validare e controllare i dati secondo le regole stabilite. La tecnologia è un mezzo, non un fine. Di conseguenza, si suggerisce che le stazioni appaltanti nominino referenti per la transizione digitale e adottino protocolli operativi interni, attraverso cui uniformare la gestione delle piattaforme, documentare i procedimenti, monitorare gli accessi e garantire la sicurezza informatica.

In conclusione, la digitalizzazione dei contratti pubblici, così come delineata nel D.Lgs. n. 36/2023, costituisce una vera e propria transizione culturale prima ancora che amministrativa. Il legislatore ha delineato un modello integrato che mette al centro l’informazione come bene pubblico, richiede competenze qualificate e rafforza la legittimazione dell’azione amministrativa tramite la trasparenza digitale. Si tratta ora di attuarlo, evitando che resti una mera dichiarazione di principio, ma traducendolo in prassi organizzative coerenti, sostenibili e fondate su una visione sistemica.

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